Ciao Fabrizio!

Perché alcune morti ci toccano più di altre, eppure ogni giorno si contano migliaia di morti per cause non sempre naturali, anzi. Le guerre nel mondo, ad esempio sono inarrestabili da sempre, eppure non ci toccano, non ci riguardano. I mass media, la rete ha reso più visibili queste morti; le immagini scorrono di bambini, donne, anziani, uomini anche giovanissimi, immagini strazianti ma che si rendono, proprio per la massiccia diffusione, invisibili ai nostri occhi. Soffermiamo lo sguardo, di sincera pietà semmai, magari ci aggiungiamo una faccina con la lacrima, addirittura condividiamo: “se sei anche tu dispiaciuto condividi”.

Fondamentalmente siamo anestetizzati al dolore, prima immaginato, ora visibile, ma confuso con la fiction o con l’immagine bella del bambino trasportato dal padre nella valigia, che rimane una bella fotografia, ficcante, ma che comunque non rivela il vero dramma di chi la vive non in modo statico o rappresentativo. Non sapremo mai quella valigia dove porterà quel bambino.

Cosa ci tocca realmente oggi per dare senso alla nostra vita? Allora se perdiamo uno vicino a noi, un amico, un parente morto giovane improvvisamente, per malattia, o un incidente allora ci sentiamo protagonisti: lo conoscevo, l’ho incontrato proprio l’altrieri, è lì che la morte, che non è altro la realizzazione che la vita non è eterna, ridimensiona le nostre meschinità.

Questo, quando l’evento tragico ci riguarda in prima persona, perché è in quel momento che celebriamo la nostra morte, la nostra esistenza e per contrapposizione la esaltazione della stessa. Ma questo tocca poche persone sparse distanti in differenti momenti nell’indifferenza di tutti gli altri. Quando la morte coinvolge e fa riflettere una comunità intera?!

Il sacrificio di una persona esempio che tocca tutti nello stesso momento e la morte di Fabrizio Frizzi ha riguardato un’intera collettività, è morto un fratello, uno di noi, un buono, una brava persona, semplice, generosa, umile che entrava nelle case di tutti in punta di piedi in contrasto con una TV urlata, volgare sempre più diseducativa. Ci si rende conto che la morte ci riguarda, è inaspettata a volte ingiusta o forse proprio quella morte ci rende ‘visibile l’essenziale’.

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