Grazie a una tecnica molto avanzata riguardante la tomografia sismica, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha potuto analizzare in maniera dettagliata la caldera dei Campi Flegrei, ormai considerato un pericoloso e temuto supervulcano. Da quanto si apprende, al suo interno vi sarebbero serbatoi di fluidi magmatici siti a una profondità di 2,5 e 3,5 km; quello principale, invece, a 5 km di profondità. Al loro interno sarebbero stipati fluidi derivati dal degassamento legato al magma che scorre in profondità, confluenti in tre principali zone di accumulo, nei quali si verificano i processi di deformazione bradisismica. I dati raccolti finora hanno evidenziato come le crisi bradisismiche avvenute in passato si basavano sulla risalita e accumulo di gas magmatici in sovrapressione, determinando l’instabilità vulcanica. Adesso, usufruendo di questo nuovo approccio, si potrà monitorare l’evoluzione dell’alimentazione magmatica della caldera, attraverso l’estensione del modello probabilistico, migliorando la sorveglianza e le previsioni delle attività vulcaniche.

FONTEgrandenapoli.it
Articolo precedenteNapoli Calcio: L’Agonia Continua!
Articolo successivoNapoli: i sauditi pronti ad investire nella city