L’antropologia da sempre studia da suo punto di vista il racconto mitico e il mito stesso, Claude Lévi-Strauss scriveva che sono costruzioni speculative, ovvero costruzioni del pensiero umano che liberamente crea narrazioni, che immagina mondi nuovi staccandosi dalla realtà quotidiana. Il mito, da questo punto di vista, non è altro che una realtà interna al pensiero umano; ed ha la funzione di conciliare gli aspetti contraddittori dell’esistenza umana che il pensiero razionale non riesce a risolvere, creando mediatori simbolici che spiegano, appunto, l’esistenza di bene e male, di vita e morte.co

Tale pensiero mitico tutt’ora viene studiato per capire come si approccia nell’odierna popolazione, come si forma e plasma, utilizzando nuovi sistemi di comunicazione, impiegando i tre tempi fondamentali: il tempo storico, il tempo ciclico ed il tempo esistenziale.

Secondo Alano di Lilla (1125-1203), teologo, filosofo e letterato medievale, l’uomo è un “enigma in movimento”, in quanto di lui possiamo solo conoscere il comportamento e seguirne le tracce che lascia, ossia attraverso la sua capacità di manipolare le materie, di costruire e di trasformare. Ne è un esempio la pietra per incidervi statue grandiose di Dei o terribili ritratti di mostri, del cui significato l’uomo contemporaneo non sa quasi più nulla, che riportato ai giorni nostri potrebbe essere espressione non solo artistica, ma anche sociale e di comunicazione.

Quindi altro elemento fondante per percepire l’evoluzione nell’attualità del mito è il contesto sociale, l’ambiente e i nuovi rapporti comunicativi. Il mito è stato sicuramente l’elemento della nascita della società nel passato, o comunque ne ha favorito la capacità di costruire e legittimare la realtà o di far evadere dalla stessa, di trasformarla, di rinnovarla, di plasmarla.

Pensiamo al mito che ha avuto da sempre una funzione pedagogica nella formazione dell’uomo. Sin da bambini viene utilizzato per definire il bene e il male. Propone modelli di comportamento ai quali attenersi e trasmette il sistema di valori morali della civiltà.

Nella società, partendo dai singoli e arrivando alla comunità, si pone e dà senso alla nostra esistenza, spiega le differenze di genere, la condizione sociale e quella di potere.

Infine, mette ordine al mondo naturale e umano.

Quindi esso è espressione di una parola e di un discorso progettato, che nel tempo storico si è evoluto incontrando religioni, filosofie, accezioni culturali, nuove forme di pensiero, istituzioni e nuovi modi di comunicazione. La cultura è il luogo in cui è possibile trovare le strutture universali che serviranno all’antropologo per individuare il mito, anche se oggi sarà sempre più difficile, perché essa involve su sé stessa, od ancora quest’ultima ipotesi creerà nuovi miti che porteranno ad evadere dalla realtà mera e cruda.

Il mito per sopravvivere ha bisogno a sua volta di una ritualità, questa lo alimenta e lo legittima. Entrambi, mito e ritualità, presentano le stesse analogie e sono fondanti della realtà. Tendono a spiegare aspetti del reale in modo continuo, attraverso la riproposizione di racconti o di formule che si ripetono.

Quindi il mito, differente dalla storia che è ben marcata, non è inventato da una singola persona, in quanto già formato nella memoria collettiva del suo popolo, ma lo utilizza e lo plasma per un’opera. A questo punto il mito viene alimentato, perché raccontato prende forma, ma poiché questo verrà a sua volta raccontato da altri in modo diverso, ne deriva un intrigo di varianti che danno forme differenti allo stesso racconto.

Il mito può nascere quale frutto di un pensiero che si sviluppa non attraverso schemi ma per immagini. La psicoanalisi lo ha ampiamente dimostrato: il pensiero mitico non è caratteristico solo di una civiltà arcaica, ma sussiste in ogni individuo quale schema profondo della mente, ad esempio il sogno o il signum. Questi verranno plasmati in un simbolo reale che ne traccerà una realtà visiva che porterà a sua volta una ‘nuova lettura’ che diventerà mito. Quest’ultimo incomincerà ad essere raccontato, il pensiero mitico diverrà di una società e questa creerà a sua volta una ritualità su cui porre le basi di una legittimazione del mito stesso, della realtà stessa e questi si fonderanno come elemento universale della loro cultura.

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