Con l’ultima ordinanza della Regione, da lunedì 27 sarà possibile usufruire del servizio di delivery anche nel territorio campano, cosi  come era invece già, senza aver mai subito interruzioni, previsto sull’intero territorio nazionale. Un piccolo spiraglio di ripresa quindi, una misura necessaria, che tuttavia è risultata essere oggetto di un ampio dibattito         palesato dagli orientamenti dicotomici adottati dagli addetti ai lavori.

I ristoratori campani infatti si sono schierati su due posizioni contrapposte: chi riavvierà la propria attività con coraggio e speranza di risollevarsi quanto prima, e chi ha invece deciso di continuare la sospensione, o quanto meno non ripartire subito da lunedì, riconducendo tale scelta a considerazioni di natura meramente economica. Ed è proprio quest’ultimo il caso che ha suscitato un più rilevante interesse e che, paradossalmente, ha coinvolto larga parte di quelle realtà del settore food dell’hinterland regionale, più rinomate ed economicamente più forti.

Le ragioni alla base di questa scelta sono facilmente evincibili in quello che sinteticamente potrebbe essere ricondotto ad un mero rapporto costi-benefici, costi-ricavi, ovvero ad una valutazione tra quelli che sono i costi a cui necessariamente far fronte per riavviare l’attività, che andrebbero ad aggiungersi agli oneri cumulati nel periodo di chiusura trascorso, e gli introiti potenziali, più che proporzionalmente ridotti, perché inevitabilmente compressi da un’attività di vendita vincolata, oltre che al solo servizio di asporto, ma anche ad un orario drasticamente ristretto dalla disposizione normativa regionale, che prevede e permette infatti lo svolgimento dell’ attività nella sola fascia oraria 16-22.

E’ pacifico dedurre che il quadro  sopradescritto colpisca senza distinzioni le attività di qualsiasi dimensione, ma risulta anche evidente che il risultato del rapporto tra “pro e contro” abbia una rilevanza economica, e quindi un impatto gravoso, maggiore in quelle realtà dalla dimensione superiore ed imprenditorialmente più esposte ai pericoli che una crisi di questa natura e portata può comportare. Ulteriormente, tale dinamica di fatto potrebbe anzi giovare a quelle attività di dimensione contenuta, che con altrettanti costi fissi contenuti, potrebbero però vedersi di fronte l’opportunità di poter rispondere ad una domanda di mercato molto più ampia, e più aggressiva alla luce dell’astinenza di queste settimane di lockdown totale.

E’ ovvio che ogni considerazione di carattere teorico debba poi rimandare una sua conferma o confutazione a fattualità concrete. Il solo dato oggettivo e tristemente veritiero risiede in un primo tentativo di ripresa concepito singhiozzante ma che, alla luce dei fatti rilevati, risulterà anche essere claudicante; elemento quindi di ulteriore di complessità da dover affrontare in un periodo e contesto in cui queste traboccano oltremodo.

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