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Nascosti dietro una tastiera gli haters (odiatori), caso mai anche nascosti dietro un falso profilo, criticano pesantemente l’aspetto e l’immagine di altre persone arrivando a vere e proprie forme di insulto e denigrazione. Sui social è sempre più presente questa forma di insulto pesante e gratuito che non risparmia nessuna foto o aspetto fisico del povero malcapitato preso di mira.

La cosa più devastante avviene quando questi commenti fanno il giro del web con migliaia di visualizzazioni e una pesante ricaduta emotiva sul soggetto bullizzato in cui vengono meno autostima, serenità, portando a volte anche a gesti inconsulti è drammatici. Purtroppo è un fenomeno che ha assunto una vera e propria forma di bullismo e che vede come bersaglio soprattutto giovani e adolescenti più fragili che ne porteranno i segni per tutta la vita. È curioso notare come siano proprio le donne, le più critiche nei confronti di altre donne che si ergono a giudice impietoso criticando praticamente tutto: dall’aspetto fisico a quello estetico secondo canoni di bellezza stabiliti da loro stesse.

In realtà, per una sorta di proiezione o effetto specchio, secondo studi accreditati, sono in realtà loro stesse persone insicure. Umiliando, offendendo e criticando gli altri compensano le loro insoddisfazioni convinte di dimostrare a loro stesse e al mondo del web la loro superiorità e il loro valore. Un processo manipolatorio dettato, quindi, da sentimenti di invidia e frustrazione che colpisce duramente le vittime designate, che non possono difendersi, con conseguenze davvero devastanti.
Il body shaming ha delle dimensioni davvero notevoli se si pensa che è praticato ovunque nel mondo e, soprattutto,  ha come bersaglio persone con chili di troppo già di per sé ansiose o scoraggiate e, quindi, fragili.
In risposta a questo becero fenomeno nel mondo del web si è attivato il “body positivity” secondo cui ogni corpo , con il suo aspetto fisico, ha diritto al rispetto e alla dignità.

(GLI HASHTAG PER COMBATTERE IL PROBLEMA: #THEYSAID, #BODYSHAMING E #BODYPOSITIVE)

Il body shaming, quindi, può essere ritenuto una grave forma di bullismo, dato che può comportare delle pesanti conseguenze a livello psicologico per le vittime che non riescono ad adeguarsi agli irrealistici standard di bellezza imposti dalla società e veicolati dai mass media. Ma come difendersi? Innanzitutto segnalando ripetutamente agli organi competenti in vado di offese gravi e ripetute o bloccare l’account degli haters di turno che commentano con parole al veleno.
Quando il Body Shaming colpisce ad esempio tra i banchi di scuola e nel nostro quotidiano, è bene chiedere l’aiuto di un genitore.

Se invece accade in età più adulta, e queste offese sono così invasive tanto da modificare il nostro stato d’animo e il nostro comportamento causando tristezza, depressione o disturbi fisici, è opportuno chiedere aiuto ad uno specialista, che potrà aiutarvi ad affrontare, con gli strumenti giusti, le conseguenze di questo fenomeno.
Nei casi più semplici di attacco da Body Shaming, per allontanare gli effetti negativi di questo fenomeno meschino, è sufficiente ignorare le critiche, facendo leva sulle proprie qualità e sui punti di forza che ci aiuteranno a rafforzare la nostra autostima.

Non dimentichiamo che la vita reale è fatta da relazioni vere e che non merita attenzione chi scatena la propria aggressività da dietro uno schermo; nessun leone da tastiera può essere il nostro giudice e siamo noi a scegliere e decidere per noi stessi, sempre.

Impariamo a volerci bene con la consapevolezza che un corpo bello è un corpo sano e che con una giusta alimentazione, un buon esercizio fisico, come lunghe passeggiate nella natura, e gli interessi che ci piacciono, nessun ‘odiatore seriale’ avrà spazio nel nostro mondo emozionale e nella nostra stessa vita.

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Docente a Napoli dal 2005 in scuole di frontiera, attualmente alla Ristori. Laureata in lingue e letterature straniere all'Università di Salerno. Ha operato per diversi anni come volontaria nel sociale presso la mensa dei poveri e case famiglia di Battipaglia ed Eboli, nonché come operatrice volontaria nel carcere ICATT DI EBOLI, facendo da tramite tra scuola e carcere, quando era docente all'Istituto “Bovio -Colletta” coinvolgendo alunni e detenuti nelle visite guidate presso il monumento adottato “ LA REAL SANTA CASA DELL’ANNUNZIATA “. Ha partecipato al progetto “Lscpl (lingua scolarizzazione e curricolo plurilingue) in una rete di scuole in collaborazione con l’orientale di Napoli.