Figlio unico, genitori severi, e tanta voglia di esprimersi. È questo il “ritratto” di un artista eclettico che già a 12 anni si scatenava nello scantinato del proprio palazzo suonando la chitarra insieme alla sua band, facendo infuriare i vicini. Un pargolo che ha scelto una laurea in giurisprudenza invece di seguire la carriera di medico come il padre, ma che poi ha trovato la sua vera vocazione: la fotografia come forma d’arte.

 

Era verso la metà degli anni ’70 e i giovani per divertirsi si alternavano tra il fare musica e cimentarsi nel campo del foto-video, e così Augusto De Luca, rimane incantato della camera oscura realizzata nella stanza da bagno di un compagno. Un mondo nuovo fatto di magia, dove sulla carta bianca compaiono le immagini. Da lì la svolta, ovvero comprare una piccola macchina fotografica che “acchiappasse le immagini ed anche le ragazze…”, come ci racconta il performer.

Ma le cose non accadono per caso e galeotta fu l’esortazione di un amico ad esporre nello Spazio Libero del Parco Margherita, dove l’allora direttore della Kodak del centro-sud Giuseppe Alario, subito vide in lui un talentuoso. Le sue foto erano in stile tipicamente americano, dai colori saturi e non in bianco e nero come abituati dai fotoreporter dell’epoca e così il giovanissimo Augusto guadagna un primo articolo sul Mattino, scritto dalla sapiente penna di Gianni Cesarini.

Da qui, viene catapultato a Milano nella prestigiosa galleria Diagramma per iniziare una vita effervescente, fatta di viaggi tra l’Europa e l’America, alla scoperta del proprio stile: “il tuo stile lo scopri studiando le tue stesse immagini, acquisendo consapevolezza del tuo fotografare”, è così che Augusto De Luca ci illustra la sua arte, sottolineando: “scatto poco, con intuizione, individuando un oggetto che lego al soggetto, secondo il mio personale piacere, lasciando che emerga la mia essenza personale, senza mai cadere nella banalità di riprodurre ciò che so piacere agli altri, in un continuo gioco che diviene sfida”.

Ma Augusto ha dentro di sé il “germe dell’uomo madre” con una creatività che nei suoi chiaroscuri si esprime attraverso le ombre, dove “l’ombra ha una vita propria ed elimina il soggetto, che diviene nelle mie foto secondario, venendo addirittura talune volte ad eliminare parte della realtà, in un cogliere l’attimo attraverso la geometria, che mi serve come grammatica del linguaggio espressivo nell’immagine”.

 

Un artista quindi a tutto tondo, che allo studio ed applicazione della tecnica affianca una sagace inventiva, un performer che con ironia ricorda: “ho rischiato di fare l’impiegato di banca, lavoro tanto ambito negli anni ’70”, ma ringraziando il cielo, diremmo noi sapendo che Augusto è molto credente, la via tracciata per lui era quella di deliziare il mondo con le sue opere.

 

 

 

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Dott.ssa Assunta Mango, laureata in economia all’Università Federico II, giornalista, scrittrice, ricercatrice e mobility manager, addetta alla selezione e valutazione del personale nonché progettista presso il Comune di Napoli. Ha pubblicato: “Napoli Esoterica: I tre Decumani“, "Tempo e Tradizioni: I mestieri nel Presepe Napoletano", "Storie e leggende tra i due laghi“, "Mirate al cuore", "Io, sono Giuditta". Regista e sceneggiatrice di commedie teatrali e socia fondatrice dell’Associazione “Oltre i Resti“.