La lotta all’evasione fiscale, al lavoro in nero e all’economia criminale è da tempo uno degli obiettivi più esaltati dalla politica italiana.
Una corretta riscossione delle tasse, con 110 miliardi di imposte non pagate ogni anno (metà di quanto il nostro Paese dovrebbe ricevere dal Recovery Plan), permetterebbe di espandere i servizi offerti dallo Stato e/o di abbassare la tassazione.
Sfortunatamente, come spesso accade, a pagare l’inciviltà di alcuni sono tutti gli altri cittadini, che si trovano a dover produrre ulteriori documenti per provare la propria onestà.
Ecco quindi alcune informazioni per aiutare i lettori con la giustifica dei versamenti di contanti sul proprio conto corrente.

Per quanto riguarda il prelievo di contanti dal proprio conto corrente, il fisco lascia piena libertà di ritirare qualunque somma e non sarà mai necessario giustificarlo.
Un discorso diverso va fatto per i versamenti. Poiché l’Agenzia delle Entrate non può controllare la circolazione dei contanti, questa insospettisce facilmente il fisco, che avvia frequentemente delle indagini per capire se il cittadino nasconda redditi in nero.
Lo stipendio dichiarato è sempre tassato tramite l’Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche), ma eventuali soldi versati sul conto, in aggiunta allo stipendio, vanno giustificati.
A tal proposito è necessario chiarire che il versamento di contanti sul conto non è, di per sé, immediato oggetto di controlli; ma lo risulta solo nel caso in cui dovesse superare ampiamente il reddito dichiarato.
Ovviamente le verifiche si fanno ben più frequenti per i disoccupati senza reddito.
Se la giustificazione risultasse carente o del tutto assente, infatti, l’Agenzia delle Entrate potrebbe prendere misure per punire il supposto illecito, tassando il versamento e, eventualmente, applicando una ulteriore sanzione pecuniaria.

Siccome i soldi versati potrebbero non provenire da un reddito in nero, ma, invece, da regali, vincite o prestiti tra familiari, è permessa la giustificazione della transazione.
Questa deve essere rigorosamente scritta e deve recare la data del fatto; nelle cause tributarie la semplice dichiarazione orale non ha valore, anche se a testimoniare sono entrambi i soggetti dello scambio.
Per garantire una più semplice tracciabilità di questo tipo di transazioni conviene preferire assegni o bonifici al posto del contante (conservandone traccia) e prevedere scritture private con il benefattore.
In particolare, in caso di regali di contanti, è opportuno conservare una lettera certificata tramite timbro postale e rigorosamente sigillata, che provi la data, l’importo e i soggetti coinvolti nella donazione. In alternativa si possono usare PEC, fax o telegrammi.
È bene ricordare che l’Agenzia delle Entrate ha 7 anni per effettuare i controlli, è quindi opportuno conservare le prove nell’intero arco temporale.

FONTEFonte: www.laleggepertutti.it Fonte immagine: www.pixnio.com
Articolo precedenteAugusto De Luca: il performer della fotografia
Articolo successivoIn Thailandia un ospedale offre menù basati sulla Marijuana