La nascita di pratiche mediche utili alla cura delle malattie affonda le sue radici in epoche e civiltà antichissime, passando essenzialmente da una visione tendente alla stretta commistione tra atto umano improprio e successiva punizione divina, quindi prettamente religiosa, ad una successiva pratica razionale, all’interno della quale si comprende che cause cosiddette “naturali” sono alla base dell’insorgenza delle più’ svariate patologie.

Come risulta evidente, ricondurre l’insorgenza di malattie a presunte vendette divine diede il via nelle civiltà’ antiche, soprattutto in quelle orientali, ad una cura basata sull’introduzione di riti e pratiche magiche attraverso le quali il sollievo e la guarigione dovevano ottenersi cercando in ogni modo di acquietare le ire divine. Col passare dei secoli, invece, a questa si sostituì una primordiale visione scientifica nel rapporto causa-effetto, basata sulla convinzione che fosse la rottura dell’equilibrio fra l’Uomo e la Natura a favorire il malanno, e che la cura dovesse essere praticata mediante l’osservazione attenta e sistematica dei sintomi, principi dettati dal primo grande medico dell’antichità’, vale a dire Ippocrate di Coo, vissuto in Grecia nel V sec. a.C. .
Ippocrate in sostanza pose le basi della moderna concezione di medicina, le sue teorie furono riprese ed ampliate circa 6 secoli dopo dall’altro illustre medico e filosofo dell’antichità, Galeno, il quale, vissuto attorno alla meta’ del II sec. d.C., fu autore di una vastissima produzione scientifica che comprendeva tutti i settori della disciplina medica, dall’anatomia alla fisiologia, alla prognosi, alla diagnosi, alla terapia, alla farmacologia.
Da questa preziosa eredita’ sorse e si sviluppo’, attorno al IX secolo, una delle più’ importanti scuole mediche dell’antichità, vale a dire la Scuola Medica Salernitana, la cui nascita si racconta fosse frutto dell’incontro, in un giorno particolarmente funestato dalla pioggia, di quattro medici pellegrini, il greco Pontus, il latino Salernus, l’ebreo Elinus e l’arabo Abdelai quali in quell’occasione decisero di fondere le loro esperienze e le pratiche acquisite, che venivano esposte oralmente, in quanto si narra che i medici fossero sprovvisti di cultura letteraria ma forniti di grande esperienza e un talento innato.
Il pregio della Scuola Medica Salernitana crebbe fino a raggiungere il massimo del suo splendore tra il X ed il XIII secolo, quando la Schola Salerni assorbiva persone provenienti da tutta Europa, sia ammalati che speravano di essere guariti, sia studenti che desideravano apprendere l’arte della medicina; non sorprende quindi, all’interno di una istituzione naturalmente vocata alla multiculturalità ed aperta alle nuove esperienze ed acquisizioni, che la Scuola Medica fosse aperta sin dalla sua fondazione anche alle donne e che una di esse in particolare, Trotula De Ruggiero, possa essere considerata a ragione come il primo medico che in maniera scientifica si occupo’ dello studio e della cura delle malattie femminili, dando in questo modo il là alla nascita di una nuova branca della medicina, la ginecologia.
Trotula (chiamata anche Trota, o Trocta) viene descritta bellissima, provvista di una intelligenza e di uno spirito di osservazione fuori dal comune, teneramente materna e dotata di misericordiosa comprensione e dolcezza nel prendersi cura degli ammalati; ella nacque a Salerno tra il 1035 ed il 1040, da una nobile e ricca famiglia locale di estrazione normanna, quella dei De Ruggiero, la quale si narra concesse parte dei suoi averi a Roberto il Guiscardo per la costruzione del Duomo di Salerno, donazione che in un certo modo favorì la carriera della stessa all’interno della Scuola.
Andò’ in sposa a Giovanni Plateario, illustre esponente anch’esso della Scuola Medica Salernitana, ed ebbe da lui due figli, Giovanni e Matteo, che seguirono le orme dei genitori nella pratica medica; entro’ ben presto in questo modo a far parte del ristrettissimo circolo delle cosiddette Mulieres Salernitanae, ossia di quelle donne che si distinsero all’interno della Schola per l’operosità’ nel curare i bisognosi e l’abnegazione nello studio della medicina e delle pratiche ad essa connesse.
L’Attività’ di Trotula De Ruggiero venne raccolta in due scritti fondamentali, redatti in lingua latina medievale, il “De Passionibus mulierum antes et post partum”, noto anche come “Trotula major”, che costituisce il primo trattato scientifico che parli di ostetricia, ginecologia e puericultura, un vero e proprio manuale ricchissimo di rimedi, prescrizioni e approfondimenti su ciclo mestruale, gravidanza, parto e puerperio, allattamento, difficoltà’ nel concepimento e infertilita’, e il “De Ornatu mulierum”, o “Trotula Minor”, un trattato di cosmesi più’ unico che raro per quei secoli, nel quale si parlava non solo degli accorgimenti utili alle donne per sentirsi più’ belle, ma anche di come ricostruire il benessere psico-fisico della donna durante tutto l’arco della sua esistenza e prepararla in questo modo alla maternità’.
In particolare Trotula riteneva fondamentali l’igiene e la prevenzione, intuì precocemente l’importanza del controllo delle nascite e ipotizzò che la stessa infertilità potesse essere anche maschile, oltre che femminile; inoltre escogitò diverse tecniche per rendere meno doloroso il parto e il puerperio più’ sicuro, mediante un’accurata anamnesi, l’intima e diretta conoscenza della natura femminile scongiurò spesso inutili interventi chirurgici diagnosticati dai suoi colleghi, sia in virtù’ dell’uso sapiente di erbe ed unguenti, che grazie ad una migliore disposizione delle pazienti a rivelare i loro problemi in maniera più’ serena ed esplicita.
Mori’ nel 1097, e le cronache del tempo narrano che il corteo funebre fosse lungo ben 3 km., tanta fu la stima e la riconoscenza popolare per la sua sensibilità’ di donna e di medico nel prestare soccorso a chiunque ne avesse bisogno. I suoi due trattati medici hanno attraversato indenni più’ di quattro secoli, sono stati tradotti in numerose lingue prima ancora di vedere la stampa nel 1544 a Strasburgo nell’edizione di George Krant.
La fama di Trotula De Ruggiero restò talmente viva nel ricordo e negli scritti degli autori nei secoli successivi, da diventare quasi leggendaria, e questo fece si’ che si avanzassero reali dubbi circa la sua effettiva esistenza, anche in virtù’ del fatto che altri si attribuirono i meriti delle sue intuizioni; soltanto a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo si è accertata realmente la sua esistenza, grazie al lavoro di ricerca di studiosi ed esponenti del tempo della Scuola Medica Salernitana.
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Dott. in Beni Culturali presso l’Università di Salerno-Fisciano con tesi in archeologia medievale. Nel 2018 consegue l’abilitazione per accompagnatore e guida turistica. Ha scritto e pubblicato articoli su una testata giornalistica artistica e attualmente lavora da libero professionista come guida turistica.