Tre espressi al giorno pare tengano lontano la senilità.

Ad affermarlo uno studio condotto da Ira Driscoll, professore di psichiatria presso la University of Wisconsin-Milwaukee, e pubblicato sulla rivista The Journals of Gerontology, Series A: Biological Sciences and Medical Sciences. I ricercatori hanno seguito per ben dieci anni (un tempo molto lungo) seimila cinquecento donne over sessantacinque e il loro consumo di caffeina (contenuta nel caffè ma anche nel tè, e nelle bevande a base di cola), verificando la sua incidenza sulla demenza senile e in generale sul decadimento delle capacità cognitive.

Tè o caffè: non devi per forza farne a meno

Le donne sono state suddivise in diversi gruppi. Al termine del periodo di osservazione è risultato che quelle che consumavano una quantità di caffeina pari a duecento sessantuno mg al giorno, equivalenti a circa

  • tre tazzine di caffè espresso
  • due tazzine di caffè preparato con la moka
  • cinque tazze di tè nero al giorno (duecento ml ciascuna)

incorrevano nel rischio di ammalarsi di demenza o decadimento cerebrale con un’incidenza del 36% inferiore rispetto a chi si fermava a circa sessantaquattro mg al giorno (un espresso).

Caffè alle otto e tè delle cinque per la salute del cervello

Di studi sul caffè e i suoi benefici sul cervello (ma non solo) ne erano già stati portati a termine diversi, ma non di così lunga durata. Qui, in realtà, si parla di caffeina, presente anche in tè, cola e in piccola parte in altri alimenti come il cacao. Consuma tranquillamente l’espresso del mattino e il tè delle cinque, a meno che questi alimenti non diano fastidio al tuo stomaco o ti eccitino troppo. Se hai problemi di sonno, ad esempio, evita la caffeina dopo le quattro del pomeriggio e opta invece per scelte “caffeine free”.

 

Fonte articolo & foto: https://casabenessere.wordpress.com/2016/10/21/tre-tazzine-di-caffe-al-giorno-ti-proteggono-dalla-demenza-senile, pixabay.com, 21 ottobre 2016

Articolo precedenteCovid: Arriva La Variante Deltacron
Articolo successivoHenri Landru: Il Barbablù “latin lover” di Gambais