Ho rivisto con enorme  piacere su Rai 3, un gran bel film, uscito in Italia nel gennaio del 2018. “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”.

Uno di quei film che sono perle preziose nel panorama cinematografico, un film di denuncia aspra e profonda che cerca e trova l’anima dell’America. E ti fa pensare sulla drammatica attualità e sul fatto che, a conti fatti oggi  poco o nulla è cambiato.

Film giustamente pluripremiato:  6 candidature e 2 Premi Oscar, 1 candidatura a David di Donatello, premiato al Festival di Venezia, 6 candidature e 4 Golden Globes,  8 candidature 5 BAFTA e altri ancora.

E’ la storia, ispirata a un fatto realmente accaduto,  di Mildred Hayes, madre di Angela, una ragazzina violentata e uccisa nella provincia profonda del Missouri. Mildred decide  di sollecitare la polizia locale a indagare sul delitto e a consegnarle il colpevole, delitto per il quale la polizia, secondo lei,  poco ha fatto. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre manifesti con tre messaggi precisi diretti a Bill Willoughby, sceriffo di Ebbing.

Affissi in bella mostra alle porte del paese, provocheranno reazioni disparate e disperate, ‘riaprendo’ il caso e rivelando il meglio e il peggio della comunità. Il regista  Martin McDonagh,  drammaturgo irlandese ma cresciuto all’ombra di Samuel Beckett, ci invita a riflettere. Non a caso la storia si svolge nel Missouri, situato al centro degli States e  rivelatore della crisi che scuote il Paese. Nello stato che non ha mai completato il percorso dallo schiavismo e genocidio delle origini al garantismo costituzionale e all’ideale pluralista multiculturale, l’autore svolge la storia di una madre che vuole giustizia. La pretende da poliziotti distratti, affaccendati a escludere gli omosessuali dalla protezione del “Civil Rights Act”, approvato nel 1965, o a “torturare persone di colore”.

Il  contro-personaggio del film è incarnato magnificamente  dallo sceriffo  Willoughby. Egli è il cuore morbido di questa  commedia, espressione dell’anima dell’America sotto l’intolleranza acuta e l’atteggiamento  settario e razzista.

Fanatismo e integralismo e desiderio di farsi giustizia da sé sono due facce della stessa medaglia in uno scenario di violenza e sopraffazione., nella dissociazione tra il sociale e l’individuale, tra il fuori e il dentro. Ne  sono piena espressione la stessa Mildred, lo sceriffo Willoughby e l’agente Dixon che alla fine, preso da crisi di coscienza, cerca di aiutare Mildred nella ricerca della verità.

Grande interprete, nei panni di Mildred Hayes, è Frances  Mc Dormand, pienamente meritevole dell’Oscar quale migliore attrice protagonista. Non le sono da meno  Woody Harrelson, nei panni dello sceriffo e  Sam Rockwell che interpreta l’agente Dixon.

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