Sharon Tate/Hilary Duff: Pensi sia possibile alterare il corso del destino? O la nostra storia è solo un libro che è stato scritto prima che nascessimo?

Jay Sebring/Jonathan Bennett: Penso che ci siano infinite scelte, infinite realtà. Forse stiamo vivendo versioni diverse della stessa storia, e chi lo sa, forse per sempre o almeno finché non la vivremo bene.”

The Haunting Of Sharon Tate, italianizzato Sharon tate – tra incubo e realtà, è un film di Daniel Farrands che racconta l’omicidio violento, conosciuto dalla cronaca col nome di Massacro di Cielo Drive.

Il regista che ha una gran carriera con fiction e documentari, soprattutto sulle saghe horror, mette le mani su un aberrante fatto di cronaca che ha addirittura suscitato la rabbia di alcuni parenti delle vittime che hanno cercato di fermare il film, senza riuscirci.

In verità il film non offende in alcun modo la memoria dell’attrice e delle altre vittime uccisi dalla Family Manson, anzi utilizzando la frase sopra citata: essa utilizza i fatti reali reinserendoli come stati inconsci e sognati dalla protagonista, come un incubo, appunto hauting, che quasi rivelatore porterà i protagonisti a rivivere una realtà, dimensione diversa in cui riescono a salvarsi. Con un finale amaro e inaspettato.

Non a caso il discorso onirico viene posto già come premessa al film con la frase di Edgar Allan Poe della vita come sogno dentro un sogno, e si basa su una serie di dichiarazioni vere rilasciate dalla Tate sul destino e la sua vita fortemente segnata da una volontà superiore.

Attraverso questo incubo, però, si è violentemente travolti dai fatti veri, quelli che sono ben conosciuti come Massacro di Cielo Drive su ordine di Charlie Manson.

Però nulla appare come sembra perché la verità, cosiddetta realtà riconosciuta, diviene un incubo della Tate. Infatti, la protagonista, interpretata da una ‘presente e veritiera’ Hilary Duff, è lei a subire per prima lo stress di una situazione bizzarra e minacciosa. Sola senza suo marito che a Londra la tradisce, ovvero Roman Polasky, si ritrova al 10050 Cielo Drive in attesa di partorire con il caro amico Jay e la coppia Abigail Folger e Wojciech Frykowsky.

Questa attrice carina e in ascesa, ma dal talento modesto, bambola di Dallas, abita la casa in cui prima c’era stato il produttore dei Beach Boys, Terry Melcher. La vera vittima designata da Charlie Manson che non solo si era appropriato di una canzone dell’assassino, ma gli aveva promesso una collaborazione.

La realtà, messa in sogno, ci racconta del brutale omicidio, attuato da Susan Atkins, Tex Watson, più Linda Kasabian e Patricia Krenwinkel. Tex, unico uomo, entrò in casa con una corda di nylon, coltelli e non si fermò fino a quando non vide più nessuno dei residenti respirare. Ma anche le donne furono violente e all’inizio del film Farrands usa materiale di repertorio in cui si vede la Atkins dire che era come in preda alla volontà del diavolo e che ha agito sotto una specie di trance. La frase celebre ripetuta due volte a una supplichevole Sharon Tate (“dovrai affrontarlo perché io non sento un cazzo”) mette in evidenza la totale determinazione di tutti gli assalitori.

Invece la figura di Manson nel film, che si vede e non si vede è paragonabile ad uno spettro, un fantasma, che infesta, persegue le sue vittime. E le chiamate nella notte, le apparizioni improvvise riportano alla mente mostri appunto infestazioni di fantasmi.

In questo turbinio di incubi premonitori Hilary Duff, Jonathan Bennett, Lydia Hearst, Pawel Szajda e Ryan Cargill (che interpreta il sostituto custode ma che nella realtà era un rappresentante di passaggio) riescono a sopraffare gli assassini, e si salvano in questa dimensione, o realtà. Ma all’alba, il gruppo si avvicina alla casa e osserva la scena del crimine, rimanendone scioccati dall’osservare i propri cadaveri; la loro conquista dei seguaci di Manson era solo una possibilità alternativa immaginata. Sharon, Jay, Abigail, Wojciech e Steven ora nell’aldilà si allontanano da casa.

E il ciclo si chiude con la citazione di apertura di questo articolo, filo conduttore di tutto questo incubo o realtà.

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