Un tuffo nel passato, indietro fino al Cretaceo, quando il mondo era dominato dai grandi rettili, i dinosauri, e dei primi antenati dell’uomo non c’era neanche l’ombra. Se con una macchina del tempo potessimo andare a ritroso di 90 milioni di anni, troveremmo certo una Terra molto diversa dall’attuale. Ma a sorprendere è l’aspetto del Polo Sud: al posto degli iceberg e della calotta gelata spessa centinaia di metri che vediamo ai nostri giorni, in Antartide vedremmo lussureggianti foreste. A sostenerlo è un articolo pubblicato sulla rivista Nature, secondo il quale nel Cretaceo medio- tra 115 e 80 milioni di anni fa– il nostro pianeta ha attraversato una delle fasi più calde della sua storia, con temperature elevate per via di un’altissima concentrazione di CO2 nell’atmosfera: ai tempi, l’anidride carbonica nell’aria era persino di 1600 ppm (ovvero, parti per milione), mentre nel 2018 il valore si aggirava a 407,4. Tanto che nel punto oggi più freddo del mondo, le temperature medie annuali si aggiravano sui 12 gradi °C. Niente gelo, niente ghiaccio, dunque.

L’ANTARTIDE OGGI

La scoperta è arrivata dall’analisi dei sedimenti recuperati ad una profondità di circa 30 metri. Il team di ricerca ha usato la trivella per scavare nel fondale marino durante una spedizione della nave Polarstern (Stella Polare) condotta dall’Università di Brema nel 2017. Nel mare,  tra i ghiacciai Pine Island e il Thwaites, a 900 chilometri dalla costa, gli scienziati hanno prelevato dei campioni nei quali hanno individuato radici, pollini e spore fossilizzati nella crosta di fango. I reperti erano in condizioni talmente perfette che gli studiosi sono stati in grado di analizzare le singole cellule che li compongono e le precise strutture. Ad attirare subito l’attenzione dei ricercatori, il colore insolito dei sedimenti recuperati dal sottosuolo antartico. Lo ha spiegato Johann Klages, geologo del Centro Helmholtz per la Ricerca Polare e Marina dell’Istituto Alfred Wegener che ha coordinato lo studio, durante la conferenza stampa di presentazione: «Era chiaramente diverso rispetto allo strato superiore. Inoltre, le prime analisi hanno indicato che tra i 27 e i 30 metri al di sotto del fondale marino abbiamo trovato un livello che in origine si è formato sulla terraferma, non nell’oceano».

IL GEOLOGO TEDESCO JOHANN KLAGES

In quei tempi remoti, il Polo Sud doveva assomigliare all’odierna Nuova Zelanda. «I numerosi resti di piante indicano che la costa dell’Antartide occidentale era una ricca foresta temperata e paludosa», ha confermato il paleoecologo Ulrich Salzmann, della Northumbria University nel Regno Unito. Una scoperta importante, che lasciava però aperto un interrogativo. Sulla base della deriva delle placche continentali, il punto di perforazione nel Cretaceo doveva trovarsi centinaia di chilometri più vicino al Polo Sud e qui- anche a quei tempi- durante l’inverno antartico la notte sarebbe comunque durata quattro mesi. Come poteva quella foresta pluviale sopravvivere in quelle condizioni? Per trovare una risposta, il team ha usato un modello matematico per ricostruire l’antico clima di questa regione, sulla base di dati biologici e geochimici contenuti nel campione estratto con il carotaggio. Ecco emergere quei valori spropositati di CO2, che avrebbero surriscaldato l’aria mantenendola perennemente sopra i 12 °C. «Prima del nostro studio, il presupposto generale era che la concentrazione globale di anidride carbonica nel Cretaceo era di circa 1.000 ppm, ma nei nostri esperimenti ci sono voluti livelli di concentrazione da 1.120 a 1.680 ppm per raggiungere le temperature medie di allora nell’Antartico», ha spiegato Torsten Bickert, geoscienziato dell’Università di Brema.

Inoltre, dai loro modelli, è emerso un livello nettamente superiore del mare: doveva essere almeno 170 metri più alto di quanto non lo sia ora, proprio perché il calore globale aveva prodotto lo scioglimento dei ghiacci preesistenti. Da questo studio, i ricercatori hanno tratto un utile insegnamento per il nostro presente e per il nostro futuro. I livelli di CO2 stanno crescendo pericolosamente, dunque, meglio intervenire in fretta, prima di ritrovarsi con il Polo Sud sciolto e le coste di tutti i continenti sommerse.

Fonte articolo e foto: http://www.extremamente.it/2020/04/14/quando-lantartide-era-una-foresta-pluviale/,  Sabrina Pieragostini,
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