“In tutto il mondo, colpendo una buona fetta della popolazione mondiale.”

Con questo termine rientrano i concetti di malattia o il rischio alto di contrarle, e si determina per la mancanza di immunizzazione dell’uomo verso un fattore patogeno veramente pericoloso.

All insorgere della infezione, quindi, la popolazione mondiale ne sarà esposta ed una sua parte sicuramente si ammalerà. Questo termine è applicabile solo alle malattie contagiose, come il Covid-19. Affinchè si possa avere una pandemia, occorre che compaia un nuovo agente patogeno, che si diffonda in modo esponenziale, che possa colpire l’essere umano attraverso il contagio. Considerate le evidenti conseguenze politico-economiche di tutti i Paesi che ne rimangono colpiti, gli esperti, prima di dichiararla, devono logicamente verificare la presenza dei tre requisiti predetti, per le restrizioni che ne derivetebbero e l’impatto negativo sui mercati.

Esistono delle fasi in cui si manifesta la diffusione della malattia che culminano nel periodo pandemico, ove la trasmissione del virus aumenta progressivamente da essere umano ad essere umano. Proprio per questo bisognerebbe che l’allarme sulla reale pericolosità di un virus letale venisse dato in tempo, per evitare il più possibile il suo diffondersi tra esseri umani, allarme che, a parere sommesso dello scrivente, è arrivato un po’ in ritardo: il Covid-19, a detta di molti esperti, era già attivo dai mesi di novembre e dicembre 2019.

Esso si è diffuso rapidamente tra gli esseri umani non dando scampo a circa 28.000 persone decedute, seppur in presenza talvolta di altre patologie. La pandemia non è ‘ad portas’ ma è un po’ in tutto il mondo, tranne poche zone che ancora non ne sono state interessate.

Però la storia ci insegna che anche calamità come questa finirà per essere battuta da un appropriato vaccino. Dobbiamo essere tutti speranzosi.

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