Nella sua più celebre canzone il cantautore Pino Daniele definiva la sua amata città in questo modo: “Napule è mille culure”, ed è proprio in questo trionfo di vivacità che prende vita l’arte urbana. Dal centro storico fino in periferia si possono ammirare numerosi murales che ravvivano i quartieri più difficili della città, che si riscoprono con una nuova immagine, pulita, colorata, viva.

Pensiamo ai bellissimi murales opera di Jorit, (Jorit Ciro Cerullo), l’artista napoletano che ha esposto le sue opere in varie parti del mondo, concentrandosi principalmente sulla raffigurazione realistica del volto. Così a Napoli appaiono sulle facciate dei palazzi il volto di San Gennaro, Diego Armando Maradona, Pasolini, Don Giovanni Bosco e tanti altri.

L’importanza che hanno acquisito queste opere metropolitane è tale da essere diventata oggetto di studi da parte della INWARD (l’Osservatorio nazionale sulla creatività urbana) che ha deciso di stabilire la sede del primo Centro studi sulla Street art a Napoli col nome Inopinatum, termine il cui significato, secondo i suoi creatori, è “imprevista impertinenza”.

Il centro studi è nato nel 2019 sotto la direzione di Luca Borriello e il coordinamento scientifico tra INWARD e l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, dove Inopinatum ha la sua sede precisamente nell’antico claustro.  

Lo scopo del Centro è quello di riuscire a creare una perfetta combinazione tra i diversi indirizzi di studio, ponendo al centro della ricerca la Street art e la sua analisi attraverso tutte le varie scienze: formative, psicologiche, della comunicazione, scienze turistiche, umanistiche e scienze giuridiche, attraverso corsi di formazione, sperimentazione, divulgazione, edizione e fornendo supporto e consulenza ad enti, aziende ed organizzazioni. Ad esempio le scienze giuridiche si occupano del diritto d’autore, oppure di diritto commerciale e quindi si riferiscono alla proprietà dell’opera ed il suo supporto.

Ma non solo, in questo contesto l’approccio all’arte è completamente diverso, si abbandonano le matite per dare spazio alle bombolette, non si studia la letteratura classica, ma la storia dei graffiti e tutta la varietà dei murales.

Secondo Borriello in un momento così difficile è necessario riappropriarsi degli spazi pubblici attraverso e grazie alla creatività urbana sarà possibile farlo dandogli nuovi significati e nuove sensazioni.

Abbiamo bisogno di circondarci del bello… di mille colori!

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