A metà Ottocento, Santa Lucia appare molto diversa dalla strada attuale. Ai numerosi visitatori stranieri che giungono a Napoli, si apre uno scenario incantevole da cui si può ammirare l’intero golfo di Napoli e il mare che si infrange sugli scogli del vicino Castel dell’ovo.

Gli stranieri che giungono in visita, trovano nella strada l’incontro tra la sconvolgente bellezza del paesaggio e il folclore di una sorta di mercato a cielo aperto venendo travolto da venditrici di taralli, spighe arrostite, fichi d’india e ancora, zuppe di soffritto e piatti di maccheroni che non devono essere consumati nè seduti, nè con l’aiuto di posate, ma con le mani. Oltre a tutte queste leccornie si trovano le donne che vendono la famosa acqua sulfurea e ferrata, acqua la cui fonte sgorga proprio in zona e che ha svariate proprietà benefiche. Tutte queste donne attorniano i turisti e si contendono la loro attenzione, spesso questi scontri “imprenditoriali” finiscono in risse. Le risse delle donne di Santa Lucia restano impresse nella storia, perché si tratta di veri e propri scontri fisici, con lanci di zoccoli, tirate di capelli e qualche dente scheggiato. In queste baruffe non entrano mai gli uomini: mariti, fratelli e figli si limitano a guardare le zuffe,  che si concludono con grandi riappacificazioni. L’intervento di un uomo avrebbe innescato questioni “d’onore” che avrebbero portato vero scompiglio nel piccolo mercato.

Gli uomini sono specializzati nella vendita dei frutti di mare: ostriche,  cannolicchi, taratufi, che espongono in bancarelle decorate con reti,  su cui spiccano cartelli con su scritto il nome del pescatore, preceduto a volte dalla dicitura “ostricaro fisico“. Di cosa si tratta? Questo strano nome viene chiarito nell’opera “Napoli a occhio nudo” del 1877, in cui si riporta la testimonianza del nipote del primo ostricaro fisico.

Manoscritto Napoli a occhio nudo (Fonte Google)

Si tratta di Peppino Capezzuto, miglior pescatore del tempo che si occupa di fornire i suoi prodotti alla mensa di Ferdinando II. Un giorno Capezzuto prende coraggio e domanda in cambio dei tanti favori di attribuirgli un titolo nobiliare…gli sarebbe andato bene anche un titolo di Barone. Ferdinando davanti a questa richiesta risponde ironicamente: “Salvatò ma cosa vi do a fare il titolo se voi avete il fisico dell’ostricaro?”. Capezzuto non coglie l’ironia, e pensando si tratti di un’onorificenza corre presso la sua bancarella e scrive il suo nome seguito dal nuovo titolo “nobiliare”. Il mercato si chiude sugli scogli con i turisti che lanciano in mare una moneta, gli scugnizzi Luciani si tuffano per recuperarla e ne contendono la proprietà.

Scugnizzi suonatori (Fonte Wikimedia)

 

 

 

L’intero quartiere e i suoi guadagni girano intorno a queste attività che vanno man mano sparendo con l’avvento degli alberghi di lusso e la costruzione di palazzi eleganti. Una pittoresca Santa Lucia che si perde nei ricordi della storia.

 

 

 

Fonte articolo e foto: Feb 13, 2018

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