Napoli oltre ai suoi tanti Patroni e santi che la proteggono è consacrata all’Immacolata Concezione, che si erge come statua in piazza del Gesù sull’obelisco famoso. Ma vi è una lunga tradizione e un Santuario dimenticato che fu il primo ad essere dedicato in Italia alla Madre di Cristo.

Dietro un vicoletto, dimenticato dal tempo, si nasconde e sopravvive una Santuario dedicato all’Immacolata Concezione. Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus” che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. In senso liturgico Maria è tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. La solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria si inserisce nel contesto dell’Avvento e del Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con la memoria della Madre e questo era già celebrato nel secolo XI. Essa quindi pur essendo stata concepita come essere umano non è stata toccata dal peccato originale perché scelta in primis, senza macula (senza macchia). Si tratta dell’unione ipostatica, ovvero non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata, anche se brevemente, dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno, quindi Piena di Grazia. Il Pontefice, durante il suo esilio in Gaeta (1849-1851), dovuto alla Rivoluzione mazziniana (o moti) che nel 1848-1849 aveva portato alla costituzione della Seconda Repubblica Romana, per sua natura massonica e anticristiana, aveva fatto voto in una cappella dedicata all’Immacolata che, qualora avesse ricevuto la grazia del ritorno a Roma e del ripristino dell’ordine cristiano nell’Europa allora sconvolta, avrebbe appunto impegnato tutto se stesso nell’attuazione della proclamazione del gran dogma mariano. Come Pio IX ebbe poi a dire, sentì tale esigenza come una chiamata interiore, che ricevette mentre era assorto in preghiera dinanzi all’immagine dell’Immacolata. La sua conferma venne dall’Alto, ovvero quattro anni dopo a Lourdes la Vergine si presentò a Bernadette con queste testuali parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”.

Negli anni ’60 del 1900, il quartiere di Chiaia nasce abbarbicato alle pendici dei lavaroni vomeresi, e dietro i grandi edifici nobiliari, le ville, i castelli e i parchi depone una tradizione popolare legata al consenso del riconoscimento dell’appartenenza de sé alle attività religio-culturali, sociali e religiose che da sempre caratterizzano i vicoli e i meandri di un rione di Napoli. Nascosto il Santuario è un luogo di tradizioni che riapre grazie alla persona del cav. Cantagallo Roberto.

Nella seconda metà dell’800 per volontà di un sacerdote, e notiamo il popolo che ribalta i ruoli, Alfonso Maria Sepe nasce l’esigenza di un luogo stabile, di includere in quel agglomerato di abitanti artigiani, ai pescatori, ai giuristi, ai nobili, ai principi e il popolino che era al servizio delle famiglie nobili, un luogo, un porto salvo, un risanamento. E siamo proprio negli anni de Risanamento a Napoli che si vuole edificare la chiesa.  La scelta cade in Vico 3° S. Maria in Portico (che poli diverrà via Fratelli Magnoni). Il suolo viene acquistato grazie all’aiuto personale del cardinale Sisto Riario Sforza (vescovo di Napoli) e apre al culto il 26 novembre del 1871. Altre donazioni arriveranno con nobili tra cui il conte Molino (5000 lire), il popolo, i pescatori, Francesco II di Borbone e sua santità Pio IX. A ricordarlo in controfacciata a sinistra la l’epigrafe. Essa fu dedicata all’Immacolata Concezione, la prima chiesa con questo nome a Napoli, proprio per il dogma di Papa IX del 1854.

Essa divenne da subito per volere del sacerdote Sepe un luogo per il recupero dei bambini sottraendoli dalla strada, istruendoli. Aldilà delle funzioni religiose in seguito il sacerdote Sepe con il cardinale Sisto Riario Sforza vollero che rimanesse aperta anche nelle ore serali per raccogliere gli abitanti dei vicoletti dopo il ritorno dal lavoro. L’8 ottobre del 1904 in occasione del Giubileo della definizione dogmatica il fondatore sacerdote Alfonso Maria Sepe riuscì ad avere i mezzi finanziari (Principessa Isabella Pignatelli) per abbellire il tempio con opere di pregevole artigianato con marmi, stucchi, dipinti ed affreschi come ricorda la targa a destra sulla controfacciata. Poco dopo la Chiesa fu elevata a dignità di Santuario anche grazie all’arrivo della statua lignea della Madonna Immacolata e al suo culto nonché ai prodigiosi miracoli e gli ex-voto visibili in chiesa. Il 12 febbraio del 1906 fu aggregata alla basilica di S. Maria Maggiore di Roma ricevendo tutte le indulgenze e i privilegi e il 28 novembre del 1912 col decreto di Papa Pio X fu incoronata la statua dell’Immacolata, infine nel 1930 l’arcivescovo di Napoli Ascalesi le levò a di parrocchia. Una piccola dimora di fede che trasuda opere d’arte ricamate da storie e tradizioni popolari che l’hanno resa un altro gioiello di Napoli.

Articolo precedenteUn giallo sui binari e sulle rive del Nilo
Articolo successivoLe verità del Vangelo