Tutti lo chiamiamo Bosco, ma in verità è registrato come Parco, nel tempo passato Parco Reale di Capodimonte. Nel pieno del 1735 rientra nelle delizie del futuro Carlo III di Spagna di Borbone che fa ricostruire e trasformare il parco dall’architetto Ferdinando Sanfelice.

Ben 124 ettaro comprensivi di reggia con un effetto prospettivo e visivo di impianto illuminista seppur scenografico. Esso infatti ha influssi tardo barocchi. In quel territorio che ha pochi passi veniva chiamato popolarmente Miradois (da mira todos), perchè si vedeva (tutt’ora) Posillipo, la collina di San Martino ed il Vesuvio.

In verità esisteva anche una zona agricola, di cui i frutti in parte venduti, venivano utilizzati nei proventi per pagare la manutenzionemdel parco stesso.

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Con Ferdinando I delle Due Sicilie, ritornato sul trono dopo il decennio napoleonico, il parco fu aperto ai cittadini due volte l’annoin concomitanza di festività religiose, per consentire il raggiungimento del convento dei Capuccini sito ai confini del bosco. Conosciuto anche come real eremo dei Cappuccini o ritiro di San Clemente che racchiude anche l’antico dormitorio dei monaci, e l’affresco di S. Francesco con le stimmate di ignoto artista.

Nel 1836 vengono eseguiti dei lavori di riqualificazioni sotto la guida del botanico Friedrich Dehnhardt che inserisce davanti al parco le aiuolo del classico giardino all’inglese, con alcune delle quali rare ed esotiche, come la Thuja e l’eucalipto. Con i Sabaudi venne utilizzato come casina di caccia, venenro inserite le palme, il giardino Torre e una fontana.

In questo luogo ameno, tra storie di amori e di quotidianità, si vocifera anime vaganti.

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Il Bosco di Capodimonte nasconde tra gli alberi e i cespugli il dolore spettarle di due regine: Maria Carolina d’Asburgo e Maria Cristina di Borbone. La leggenda narra che lo spirito della prima, regina e moglie di Ferdinando IV frequenti ancora le sale dove in passato organizzava sfarzosi balli. Nelle stesse stanze e saloni regali si racconta che appaiano luci e figure misteriose che danzano sulle note di antichi strumenti musicali e che poi scompaiano come per magia alle prime luci dell’alba.

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L’altra leggenda ha per protagonista un’altra nobile, Maria Cristina di Savoia, la prima moglie del Re Ferdinando II di Borbone.
Secondo alcuni la regina era molta devota tanto che passava giorno e notte a pregare nella grotta sita all’interno del bosco tanto che il popolo napoletano la incominciò a chiamare la Reginella Santa. Secondo altre voci ldìa donna stanca delle poche attenzioni del marito e delle sue relazioni extra coniugali, frequentava di notte la grotta per incontrare i suoi numerosi amanti e, dopo ogni amplesso, si racconta che li buttasse nella profondità della grotta per nascondere ogni traccia dei suoi tradimenti.

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Oggi cmolti vedono lo spettro della regina nei pressi della grotta, chi afferma di averla vista pregare o chi dichiara di aver sentito una voce. La grotta sfortunatamente perchè è pericolante oggi è chiusa al pubblico, ma melle sue vicinanze si continua a vedere il suo spettro.

FONTEartsandculture.google.com; wikipedia, museocapodimonte.beniculturali.it; studibiblici.altervista.org;
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