L’estinzione del genere umano.
Un concetto presente a livello escatologico in molte mitologie e religioni, estremamente ricorrente soprattutto nella narrativa fantastica e fantascientifica e, in misura alquanto minore, anche in campo scientifico; ma l’ambito nel quale ha sempre prevalso è nel genere della fantascienza post apocalittica, dove venivano descritte le possibili fini non solo del genere umano, ma anche del pianeta terra, che si ritrovava, in alcuni casi, a rinascere senza la presenza dell’umanità. A narrare, in maniera intelligente, con un forte messaggio antirazzista, una storia post apocalittica nel 1959 vi è riuscito il regista Ranald MacDougall, traendo abilmente ispirazione dal romanzo La Nube Purpurea di M. P. Shiel del 1901 e dal racconto End of The World di Ferdinand Reyher, dal titolo The World, The Flesh and The Devil, ribattezzato in Italia, semplicemente, La Fine del Mondo.
Ralph Burton, un minatore di colore, riemerge da una miniera nella quale era rimasto sepolto, solo per ritrovarsi completamente isolato e scoprire che l’umanità si è estinta per via di un particolare tipo di bomba nucleare, in grado di lasciare integri gli edifici e colpire solo la materia organica, allo scopo di eliminare i propri nemici in maniera definitiva. Giunto in una grande città deserta, riesce ad inviare segnali radio senza ottenere risposta, fino alla scoperta della presenza di una donna bianca, Sarah Crandall, sopravvissuta all’interno di una camera di decompressione al momento della catastrofe, con cui collabora sperando di trovare altri come loro, passando ore a tentare di ottenere contatti, ma senza risultati.
A rovinare il tutto, l’arrivo su una barca di Benson Thacker, un sopravvissuto bianco che metterà in atto una crisi infischiandosene della necessità di collaborare al di là di ogni divisione ideologica, politica o razziale, e scontrandosi con Burton per la possibilità di procreare e portare avanti la specie umana. A concludere tale “sfida senza ritorno” saranno le azioni di Sarah, l’unica a comprendere che solo restando uniti, si potrà costruire qualcosa che sia duraturo, oltre a continuare nella ricerca di chi è ancora vivo per ricostruire la società, senza commettere di nuovo gli errori del passato.
La Fine del Mondo – un messaggio per una rinascita giusta in un mondo migliore