L’estate è anche rilassarsi con i giochi enigmatici e parole crociate. Persone riverse sulla spiaggia a cercare parole che rispondono alle soluzioni e completare uno schema, ad inserire numeri e cripto-grammare simboli e lettere. Sotto all’ombrellone inizia la gara con sé stessi e di tanto in tanto qualcuno si avvicina e chiede: ti serve aiuto?

In questa era di cellulari e di social, questi giochini su carta riescono a sopravvivere nonostante l’avanzare della modernità e tecnologia.

Quali sono i giochi più conosciuti e ancora in voga?

Innanzitutto, la parola greca áinigma dal verbo ainísesthai, vale a dire “parlare copertamente” (nascosto) e, a sua volta da âinos, che significa racconto, favola, sentenza.

Unite creano la parola enigmistica. I popoli antichi erano già appassionati di giochi di parole in particolare i romani. La forma più diffusa era l’indovinello, legato spesso ai responsi degli oracoli, ma anche a semplici giochi di parole. Uno famosissimo era i saluti della missiva di Cicerone, che scriveva: ”una nave senza prua e senza poppa”, intendeva -navem- senza la prima e l’ultima lettera, dunque il saluto Ave.

Per non parlare delle leggende a noi arrivate dal mondo classico, con il più antico indovinello, e famoso detto di “Edipo” che risolse l’enigma della Sfinge, evitando di essere divorato, la quale fu costretta ad uccidersi. Ed ancora quello di Omero, che non riuscì a risolvere l’indovinello dei pescatori di Ios, tanto da morire per la vergogna. Il rompicapo diceva: “quello che noi abbiamo preso, l’abbiamo lasciato; quanto non abbiamo preso ce lo portiamo”, la soluzione erano… le pulci.

Certamente tra i giochi ancora in voga è il Cruciverba. Ci sono due teorie, ad inventarlo sia stato il giornalista Arthur Wynne sul New York World il 21 dicembre 1913 che propose il cross-word puzzle. Questo aveva lo schema di un rombo senza caselle nere con numeri a inizio e fine di ogni parola. Per gli italiani l’iniziatore Giuseppe Airoldi, che si firmava Inno Minato di Monza il 14 ottobre 1890 pubblicò sul Secolo Illustrato della Domenica, un quadrato di 16 caselle con definizione in versi decasillabi ritmati. Quello che agli inizi era detto anche gioco delle parole a croce, che negli anni si è sempre affinato e complicato, soprattutto dagli enigmisti italiani. Dal 1950 nascono i cruciverba ad incroci obbligati, con poche caselle nere, un paio di lettere in omaggio, ma la definizione è alla rinfusa.

Altro famoso ed antico gioco è il Rebus. Pensate che Leonardo da Vinci, lasciò traccia scritta di questo nuovo tipo di gioco. Conserviamo otto fogli di rebus “a specchio”, che si devono cioè leggere da destra a sinistra come tutti i suoi scritti; occorre tenere a mente poi che le regole sono molto più rilassate di quelle che abbiamo adesso, permettendo pronunce leggermente diverse. Due esempi: IN; Felce; Setaccio; Perla; More = “Infelice se taccio per l’amore” ed ancora L’amo; Re; Mi; Fa; Sol; La; ZA; Re = “L’amore mi fa sollazzare”.

Il rebus classico quindi consiste in una vignetta da interpretare con una frase risolutiva combinando ciò che viene rappresentato, ovvero figure e lettere. Esistono rebus statici e dinamici, muti, fotografici, a incastro, a scatto, a scambiare, ed altri ancora. Il termine nasce dall’ablativo plurale latino di Res ovvero Cosa, dunque con le cose sottinteso di indovinello e nel senso di illustrazioni contrapposto a litteris, per mezzo delle lettere ossia con le parole.

Infine gli enigmi che usano o il doppio significato delle parole o l’unione tra di loro come l’antico gioco basato sulla logica detto Sciarada. Consiste nella forma più semplice ovvero unire due o più parole per formarne una terza per esempio ago + sto = agosto, ed ancora 20+lato+re =ventilatore. Il nome del gioco è l’adattamento del francese charade, dal provenzale charrado, a sua volta da charrà cioè chiacchierare.

Nulla toglie che questi giochi non solo diventino e allietano, e si tramutano in passatempo; sicuramente, molte volte attira l’attenzione degli altri e diventa un gioco di gruppo, con una penna biro e un libretto di carta… unendo più persone, altro che social.

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