Sito all’interno di Villa Pignatelli, nella Riviera di Chiaia, il Museo Diego Pignatelli Aragona Cortès è un immenso testimone della vita lussuosa delle nobili famiglie del XIX secolo. Si compone di un piano principale che prende il nome dal Duca di Monteleone che vi ha abitato dal 1867, mentre gli altri due piani dei tre in esso presenti sono la cantina e il sottotetto. Nei suoi recessi possono essere osservate le stanze principali in cui ha vissuto la nobiltà e nelle quali si trovano esposte non solo preziose e straordinarie donazioni, ma anche porcellane, argenteria, gioielli e inestimabili documenti. Il museo è suddiviso in varie composizioni e compiti.

Si inizia con la sala da ballo, usata per conferenze e concerti, con il suo salone rettangolare decorato da specchiere con cornici in legno intagliato, insieme a grandi lampadari di manifattura francese di bronzo dorato e cristalli, mentre le pareti risultano rivestite da intonaci e finto marmo e divise da ventiquattro paraste sormontate da capitelli corinzi; da elogiare le sovrapporte della sala, decorate da riquadri dipinti raffiguranti Amorini musicanti del pittore Francesco Paliotti, insieme al  ritratto in bronzo dorato ottocentesco di Ferdinando Cortés, l’avo della Famiglia Pignatelli.

Poi vi è la sala da pranzo, la cui tavola centrale è apparecchiata con un servizio da tavola proveniente dalla Manifattura Bonneval di Limoges e, sugli stipi, ai lati della sala, vi sono posizionati vasi ottocenteschi di esposizione sassone con notevoli motivi floreali o di provenienza giapponese. Di seguito vi è la biblioteca, il cui mobilio è testimone di un gusto ecclettico, per via dei motivi ornamentali degli intagli e delle decorazioni, e le poltrone con lo stemma Pignatelli e, tra i dipinti che arredano la sala vi sono le tavole di Giovan Filippo Criscuolo, di Giuseppe De Sanctis e una statua in bronzo raffigurante Narciso di Vincenzo Gemito mentre, nelle librerie, sono presenti volumi di varia letteratura italiana e francese, insieme a classici latini.

Fiore all’occhiello è la veranda neoclassica, dotata di un monumentale colonnato, che trae ispirazione dall’arte neodorica dei modelli dei templi di Paestum, ad opera dell’architetto Pietro Valente, e situato sulla facciata posteriore della villa vicino al giardino, con venti colonne in marmo bianco di Carrara disposte in doppia fila, che formano un portico chiuso.

Ma il pezzo forte sono i quattro salotti. Quello rosso ha stucchi, grisailles con, al suo ingresso, l’autoritratto di Leopoldo di Borbone, insieme al pavimento in cotto dipinto a finti marmi e pareti in damasco rosso con, infine, il soffitto con la tela l’Allegoria dell’Architettura di Francesco Oliva, proveniente dall’Accademia di Belle Arti, il tutto impreziosito da consolle neobarocche di legno intagliato, vasi cinesi e candelabri francesi. Quello verde è un ambiente di raccordo tra la biblioteca e la sala da pranzo, la cui decorazione del soffitto a Volte utilizza le soluzioni usate nelle sale da ballo e nel salotto azzurro, con le vetrine dove sono esposte porcellane delle maggiori manifatture napoletane ed europee del periodo carolino come la Lavandaia, il Gentiluomo con Marsina, la Scena galante con Cagnolino; in particolare, del periodo ferdinandeo, sono presenti le Dame e il Candeliere.

Quello azzurro funge da sontuosa sala di rappresentanza, arredato con mobili appartenuti esclusivamente dalla Famiglia Pignatelli, e sulle sue pareti troneggiano fotografie autografate da frequentatori illustri della villa, come quella della Principessa Rosina in abito da sera, da lei donata alla villa dallo Stato nel 1955; infine meritano menzione gli orologi e i candelabri bronzei di produzione francese, posizionati sulla consolle di legno intagliato. Infine, il salottino pompeiano, un piccolo gabinetto privato da toilette a forma semicircolare, il cui impianto decorativo è da attribuirsi all’architetto fiorentino Guglielmo Bechi, in servizio per gli Acton.

FONTEgrandenapoli.it
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