Nella sua storia, Hollywood, ci ha abituato a un modo molto particolare di raccontare l’antichità.
Che si pensi a “Il Gladiatore” di Ridley Scott, a “Alexander” di Oliver Stone o a “Troy” di Wolfgang Petersen, un filo comune li unisce, la ricerca di “momenti epici”.
Questi momenti sono pensati per stupire l’osservatore, rendendo più digeribili lunghe scene di battaglia con qualche inaspettata novità o con un discorso entusiasmante. Chi può dimenticare, ad esempio, la famosa scena iniziale de “Il Gladiatore”, o tante altre che ormai sono nella leggenda.
Guardando la cosa con l’occhio dell’appassionato di storia, però, ciò che mi colpisce è che spesso queste scene finiscono per sprofondare nell’assurdo, uscendo completamente dallo sfondo storico, per arrivare a qualcosa che lascia confusi.
Il fatto è che sembra che i registi di questi kolossal non si rendano conto di quanta grandezza ci sia già nel modo in cui le fonti riportano quei fatti.
L’esempio perfetto è Tacito.
Publio Cornelio Tacito fu uno degli storici più grandi della storia romana. Le sue opere più importanti coprono tutta la fase iniziale dell’Impero, da Augusto a Domiziano, anche se alcune parti sono andate purtroppo perdute.
Nonostante la faziosità, che talvolta sembra permeare le sue opere (a dispetto delle continue condanne al servilismo degli intellettuali), Tacito ci porta in un mondo fatto di intrighi, lotte per il potere, colpi di mano e battaglie, un mondo che passa da un Imperatore all’altro, dove nulla è certo.
Cosa di più adatto ad essere rappresentato sul grande schermo, ad esempio, della scena conclusiva delle Historie?
Il popolo dei Batavi si è rivoltato all’estremo nord dell’Impero; Vespasiano, vincitore della guerra civile, manda il suo generale Petillio Ceriale a sedarla. Quando la vittoria sembra ovvia per Roma, Ceriale decide di incontrare il capo dei rivoltosi, Giulio Civile. Il luogo è incredibile, per chi ha la forza di immaginarlo: un gigantesco ponte sul Reno con la campata centrale tagliata via per evitare che i due comandanti vengano alle armi.
Ma, se la storia antica è piena di racconti ricchi di “momenti epici”, perché Hollywood si affanna tanto a crearne di nuovi?
Pigrizia? Paura della critica degli storici? Voglia di fare qualcosa di realmente nuovo?
Purtroppo la risposta non è così facile, ma con l’affermarsi sulla scena della cinematografia mondiale di tanti e nuovi Paesi, non ci resta che sperare che qualcuno se ne accorga.