San Giuseppe dei nudi – L’arciconfraternita, la fondazione  e la  chiesa – “Nun sfruculià ‘a mazzarella ‘e San Giuseppe”.

 

“Nudus eram et cooperuistis me”
(Ero nudo e mi avete vestito)

S. Giuseppe detto de’ nudi

“Da alcuni Napoletani del ceto degli avvocati e Mercadanti pochi anni sono si è fondata la presente Chiesa, con una  loro congregazione, sotto il titolo della Divina Provvidenza, e del Patriarca San Giuseppe. Questi confratelli fanno la grande opera di vestire le persone civili che sono in estrema necessità, e perciò si chiama di vestire gli ignudi. Questi abiti si dispensano nel dì di Natale, e in quello di San Giuseppe. La chiesa è disegno dell’ Arch. Gio del Sarto. Il quadro dell’altare maggiore allusivo all’ opera è di Domenico Mondo. La Santa Margherita di Cortona è di un Cavaliere dilettante; la Nascita di N.S. è di Girolamo Starace.”

(da “Descrizione della città di Napoli e i suoi borghi di Giuseppe Sigismomdo 1789)

San Giuseppe dei nudi particolare della facciata

L’Arciconfraternita

Il Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi si fonda  il 6 gennaio 1740 per volontà di padre  Giuseppe Maria di San Carlo dei Carmelitani Scalzi, e per iniziativa di alcuni nobili napoletani: Francesco Cerio, Domenico Orsini e Nicola Antonio Pirro Carafa.

Ingresso della Arciconfraternita

La nascita della confraternita

Una acquazzone improvviso sorprese i tre gentiluomini Napoletani che si stavano recando in una gita “fuori porta”. Era una mattina festiva del 1734 e i tre  trovarono riparo  presso il chiostro dei carmelitani scalzi (nei pressi del Museo Nazionale)  in quel pio luogo decisero di destinare la somma che avevano preventivato per la gita per qualche opera di bene. Proprio in quel momento incontrarono  un mendicante  molto sofferente, coperto di  stracci,  quasi seminudo  sotto una pioggia sferzante. In quel  istante  venne loro in mente  il  brano biblico che recita: “Nudus eram et coperuistis me”. Furono così contenti di aver aiutato quel mendicante che decisero di fare un associazione  che avesse come motto e finalità  quella  frase biblica tratta da Matteo 25,31-46

Il sostegno religioso

In questa decisione ebbero l’appoggio e  incoraggiamento anche  da un padre carmelitano in quanto si rifaceva anche ad una delle sette opere di misericordia  corporali “Vestire gli ignudi” Non avrebbero mai potuto immaginare che tra il tra il XVIII e il XIX secolo, questa associazione sarebbe divenuta una delle più attive ed importanti Opere di Carità napoletane.  

La partecipazione della Corona

Il 30 giugno 1740 aderisce alla associazione il Re di Napoli Carlo di Borbone per cui  assumerà  il nome di “Regal Monte e Congregazione di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi e Vergognosi”. Fra gli scopi caritatevoli della congrega  era la donazione di sette vesti per altrettanti poveri e bisognosi, da distribuire nel giorno di Natale e nella ricorrenza di San Giuseppe. Questa  usanza si protrarrà fino alla prima metà del Novecento, e sarà poi sostituita da altre attività caritatevoli.

I confratelli Papi e Sovrani

I confratelli, che fanno parte dell’Arciconfraternita, in forma costante e continua, e per oltre due secoli si prodigano, per  le finalità benefiche della fondazione e lavorano per  allargare la cerchia dei beneficati e degli assistiti per il sollievo dei propri simili. Furono ascritti alla confraternita i papi : Pio VI, Pio VII, Leone XII, Pio IX, Leone XIII, Pio X e Pio XII, nonché i sovrani del Regno di Napoli: Carlo di Borbone ne è stato grande protettore e sostenitore , così come Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II. Successivamente anche i Savoia sostennero la pia associazione.

I confratelli Cardinali

Moltissimi alti prelati aderirono a questa associazione fra cui vanno ricordati i cardinali : Luigi Ruffo Scilla, Filippo Giudice, Caracciolo, Vitaliano Borromeo, Luigi Valenti Gonzaga, Federico Spinelli, Giovanni Maria Riminaldi, Stefano Borgia, Sisto Riario Sforza, Giuseppe Antonio Ermenegildo Prisco e Alessio Ascalesi e l’arcivescovo Vincenzo Maria Sarnelli.

Particolare dell’ ingresso dell’ Arciconfraternita

 

Il bastone di San Giuseppe

Fra i tesori e le reliquie  conservate negli archivi della arciconfraternita oggi divenuta fondazione, quella che  suscita la maggiore curiosità ed  interesse è quella del Bastone di San Giuseppe. E’ un  oggetto di grande  venerazione. Fino a diversi anni  fa era  esposto solo durante le solennità religiose celebrate dall’Arciconfraternita ed alle quali partecipavano con venerazione folle di fedeli. Spesso partecipavano a queste manifestazioni  membri della famiglia reale ed alte cariche del clero e dell’aristocrazia napoletana.

Don Nicolino Grimaldi

Questa singolare reliquia ha  una storia  particolare che ha  come protagonista Don Nicolino Grimaldi, un soprano napoletano, tra le voci bianche  più apprezzate e richieste della sua epoca. Questa suo eccezionale dote canora  gli procurò molte onorificenze, anche fuori dal  Regno di Napoli. Fu Cavaliere dell’Ordine veneziano di San Marco, amico intimo dell’ambasciatore della repubblica veneziana in Gran Bretagna. Si esibìva molto spesso  a Londra, dove  era apprezzatissimo ed era il favorito della regina Anna d’Inghilterra.

La storia 

Come si evince da una dettagliata documentazione conservata negli Archivi della Fondazione, nel 1712 Don Nicolino, grazie ai favori di cui godeva presso la corte d’Inghilterra, riuscì a salvare dalla pena capitale un suo conoscente, tale Sir Richard Hampden. Questo giovane pare che si fosse macchiato del delitto di “fellonia”. Per un aristocratico inglese dell’ epoca ciò rappresentava una colpa molto  grave, tale da essere punita con la morte.

 

Il soprano Nicolò Grimaldi detto “Nicolini” in un quadro di Marco Ricci(1676-1730)

Il caso volle che la famiglia di sir Richard custodisse da secoli la famosa reliquia, arrivata in Europa, come era successo anche per molte altre, a seguito delle prime Crociate.  Nel secolo XV° il bastone era custodito  presso un monastero di Padri Carmelitani, sito nella regione inglese del Sussex. Un avo degli Hampden, sir Arthur Thompson, allora Duca del Sussex, lo espropriò ai monaci per appropriarsene. La madre di sir Richard, Lady Margaret Hampden, in segno di  riconoscenza donò a  don Nicolino quella  Santa Reliquia. Successivamente  il celebre cantante portò nella sua casa di Napoli il prezioso  Bastone .

Nun sfruculià ‘a mazzarella ‘e San Giuseppe

L’origine si questo particolare e colorito modo di dire napoletano  è emerso da una serie di documenti originali conservati negli archivi della Arciconfraternita scoperti dallo storico  Ulisse Prota Giurleo.  L’oggetto era troppo prezioso per lasciarlo in casa  e così fu posto nella cappella di casa Grimaldi alla riviera di Chiaia. Il cantante decise di condividere con i suoi concittadini  un oggetto di devozione così importante. Per questo motivo aprì la cappella al pubblico. Schiere di fedeli si misero in fila per ammirarlo  fra cui perfino  il viceré . Purtroppo, per troppa fede o solo per curiosità, tutte le persone cercavano di strapparne un pezzettino  per portarselo via e possedere così una parte di quella preziosa reliquia. Alla fine dell’ esposizione il bastone era abbastanza rovinato.

Messa in sicurezza della preziosa reliquia

Per evitare ulteriori danneggiamenti, Grimaldi, chiese al suo governante , un veneziano di nome Andrea Masaccio di provvedere alla protezione del bastone. Non furono realizzate particolari misure  se non il  raccomandare  a tutte le persone che entravano nella cappella per vedere la reliquia di  “Non sfrocoleate la massarella di San Giuseppe (pronunciate fra un misto di veneto e napoletano). Il detto fu successivamente napoletanizzato completamente  e si continuò ad usarlo fuori da quel contesto: era un modo ironico ed  elegante  per raccomandare di non rompere …..”il bastone”. Successivamente Grimaldi lo affidò al cognato, Nicola Fago per custodirlo adeguatamente .Questi  a sua volta decise che l’unico modo per preservare una cosa così importante era affidarla alla congregazione di San Giuseppe de’ Nudi, che ancora oggi la custodisce. Nel 1795 la reliquia fu trasferita alla Real Arciconfraternita e Monte di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi e Vergognosi.

La prima esposizione nella chiesa di San Giuseppe 

In  occasione della prima esposizione pubblica della reliquia, avvenuta nel 1796 nella neonata chiesa,  furono organizzate  funzioni religiose che durarono otto giorni. Il maestro Giovanni Paisiello, allora nominato Maestro di Cappella Straordinario, si occupò sia della scelta e dell’esecuzione delle partiture che della gestione dei musicisti e dei coristi. La “mazzarella” è stata riesposta ed aperta al pubblico permanentemente  solo ad oltre 200 anni dalla sua prima esposizione, nel marzo del 2019. Oggi tutti possono finalmente ammirarla , protetta in una teca dove nessuno potrà più “sfruculiarla”.

Il bastone (foto tratta da napolimilionaria.it – https://www.napolimilionaria.it/2019/09/06/nun-sfruculia-mazzarella-san-giusppe-bastone-napoli/)

La chiesa

Fra  il 1743 ed il 1750 l’arciconfraternita ha avuto  un notevole  incremento di affiliati e sostenitori e con  essi innumerevoli lasciti e  donazioni. Il relativo incremento economico ha   permesso  l’acquisto di un terreno sulla collina della Costagliola (nei pressi del Museo Archeologico Nazionale) con gli annessi resti del convento degli Agostinelli e della  piccola e antica Cappella di Santa Maria degli ulivi detta dell’ Olivella. Su questi luoghi i confratelli fecero costruire ex novo la  prestigiosa sede dell’ arciconfraternita  ed una nuova Chiesa da dedicare a San Giuseppe. Nel Giugno del 1750 fu posta  la prima pietra del Tempio su progetto dell’ Architetto romano  Giovanni del Gaizo (architetto di fiducia della corte  Borbonica) Parimenti a questo architetto si deve anche la realizzazione dell’ altare maggiore  con la splendida balaustra eseguita dal mastro “marmolaro” Gaetano Belli.

Errata attribuzione

Per un errore di trascrizione da ” Notizie del bello dell’ antico e del curioso della città di Napoli ” di Carlo Celano curata  da Giovanni Battista  Chiarini nel 1860 la progettazione dell’opera veniva  attribuita ad un  inesistente  Giovanni del Santo. Allo stesso modo l’ errore è ripreso da molti altri autori di Guide  della città stampate successivamente  alla stesura del Chiarini.

Artefici architettonici

Del Gaizo conserva l’antico impianto a cui aggiunge  una splendida cupola senza tamburo  rivestita di maioliche della bottega di  Ignazio Chianese. Lo stesso architetto con artefizi architettonici diede   spazio e prospettive nonostante le  dimensioni contenute dei luoghi. In origine il vano centrale della cupola era decorato con affreschi che col tempo sono andati persi come pure  è stato distrutto uno splendido pavimento maiolicato settecentesco del Chianese,  sostituito con uno in marmo nel restauro del 1888 dell’ architetto  Luigi Angolia. La Chiesa diviene operativa  nel  1756, ma solo qualche anno dopo fu consacrata dal Vescovo Mons. Nicola Rossetto, con il titolo di Chiesa di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi.

Descrizione

La facciata, suddivisa su due ordini, è attraversata da due fasce di lesene verticali. In basso, si apre il portale in piperno, sormontato da un timpano spezzato che accoglie un tondo in cui è raffigurato San Giuseppe.  La chiesa è a croce greca. L’altare maggiore è sovrastato da un dipinto di Achille Jovene del 1872, rappresentante San Giuseppe e la pia opera di vestire gli ignudi. I due altari laterali sono entrambi settecenteschi e sono sovrastati da due  pregevoli tele. Una raffigurante l’Adorazione dei Pastori di Girolamo Starace e l’altra  Santa Margherita da Cortona di artista ignoto del XVIII secolo. Lungo tutto il perimetro, sarà realizzata una trabeazione, sorretta da semicolonne corinzie e una volta a padiglione. Sotto si notano  gli altari realizzati nel XVIII secolo, finemente intagliati e decorati. Nella zona absidale, si apre una volta finestrata. 

Ristrutturazione ottocentesca

Nel 1888 si eseguirono i lavori di completa ristrutturazione della Chiesa ed a tal periodo risalgono alcuni affreschi ad opera del Maestro A. D’Agostino
Nello stesso periodo si provvide per la prima volta al restauro del pregevole organo dorato di  origini settecentesche. Con molte probabilità questo pregevolissimo e raro  strumento proviene  dalla vecchia Cappella di S. Maria degli Ulivi. Un’ altra valida ipotesi  è che potrebbe essere  una delle prime donazioni alla  nuova Chiesa. Questo antico strumento a mantice è  tra i pochi coevi settecenteschi ad essere  ancora in grado di esprimere suoni di notevole potenza. 

Sacrestia

Nella sagrestia, ammobiliata con un fine arredo ligneo del XVIII secolo, sono conservate le tele di Gaetano D’Agostino (1888) raffigurante la Morte di San Giuseppe, e una di Giovanni Cingeri (1757) con l’Immacolata con i Santi.

San Giuseppe dei nudi facciata principale

Basilica magistrale del sacro militare ordine  Costantiniano di San Giorgio

La Chiesa di San Giuseppe dei Nudi  a partire dal 18 novembre 2019 è stata eretta a Basilica Magistrale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con il privilegio di considerare l’Arciconfraternita sede napoletana dell’Ordine.  

Visite guidate all’Archivio Storico dell’Opera di San Giuseppe dei Nudi e alla monumentale chiesa

L’Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, oggi trasformata in Fondazione ha  sua sede  nel settecentesco palazzo di via Mancinelli al civico 19.  Appena finite le restrizioni totali Covid-19, sarà possibile  prenotare visite guidate al Complesso Museale . Saranno rispettati  tutti i parametri  adottati per la salute in relazione alle linee guida previste dagli attuali decreti legislativi.

Per appuntamenti per le visite guidate:

gennarociccarelli@acgn.it
081-5498845

La facciata della chiesa

Sul bastone di San Giuseppe un articolo di Marco Fiorehttps://www.oltreirestinews.it/il-bastone-fiorito-di-s-giuseppe-da-non-sfruculiare/

Bibliografia :

  • Napoli sacra. Guida alle chiese della città-Nicola Spinosa-Elio De Rosa ed.1996
  • Il Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dell’opera di Vestire i Nudi. La carità tra fede, arte e storia (1740-1890), a cura di Almerinda Di Benedetto, Napoli 2017, Nicola Longobardi Editore
  • Fondazione e Chiesa di San Giuseppe dei Nudi
    Dove i poveri ricevevano vestiti e “sfrucoliavano” la famosa mazzarella
    di Almerinda Di Benedetto tratto da Napoli in love/3, Compagnia dei Trovatori Edizioni, Libreria Vita Nova, 2018.
  • Napoli fuori le mura – A.Gambardella e G. Amirante – Ed. Scientifiche Italiane 1994
  • Giuseppe Sigismondo – Descrizione della città di Napoli e i suoi borghi-tomo III-1789-copia anastatica ed.Forni  1989
  • Carlo Celano-Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli a cura  di Giovanni Battista Chiarini-Copia anastatica dell’ edizione del 1860 -Ed. Anticaglia 2000

Internet :

 https://www.sangiuseppedeinudi.org/fondazione-e-chiesa-di-san-giuseppe-dei-nudi/

https://www.sangiuseppedeinudi.org/

https://www.napolimilionaria.it/2019/09/06/nun-sfruculia-mazzarella-san-giusppe-bastone-napoli/

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giuseppe_dei_Nudi

Foto

1-2.3.6 di Antonio Colecchia

4- di pubblico dominio

5 da : www.napolimilioniaria.it

 

Articoli dello stesso autore: https://www.oltreirestinews.it/author/antonio-colecchia/

 

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