L’antico Egitto ci riserva sempre delle sorprese pur a distanza di 4mila anni. Sono sempre numerose le nuove scoperte di reperti archeologici.

Il nome “Egitto” proviene dal latino “Aegyptus”, e prima ancora dal greco “Aiyuptos”. Questo paese si trova nella nota valle del Nilo, l’antico fiume sacro, da cui dipendeva la sopravvivenza degli antichi Egizi. La valle è circondata da deserti sia a est che ad ovest, a nord dal mar Mediterraneo e a sud dalle cateratte del Nilo. Forse anche prima del 4000 a.C. vi era una necessità: la presenza di un’unica autorità che gestisse le acque del Nilo. Inizialmente, proprio per questo motivo, le tribù stanziate sul fiume cominciarono a vivere assieme sotto l’autorità di veri e propri capi villaggio. Questi ultimi, scontrandosi ed alleandosi più volte tra loro portarono alla creazione di due regni, il basso Egitto al nord, l’alto Egitto a sud.

Il fondatore della prima dinastia di faraoni Menes pensò poi ad unificare i due regni in uno solo. Alla prima dinastia ne seguirono altre fino all’avvento di Tolomeo Soter, noto generale di Alessandro Magno. Per almeno 2300 anni l’Egitto fu governato da Persiani, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Armeni, Curdi, Turchi e Britannici. Secondo Erodoto un noto storico greco del V° secolo a.C., i giorni erano divisi in 24 ore, dodici diurne e dodici notturne. Quelle diurne venivano sempre misurate, servendosi di una meridiana, cioè un piccolo pilastro montato ad angolo retto su una base fissa orizzontale su cui vi era una suddivisione oraria. Questa meridiana terminava con un filo a piombo “l’ago della meridiana”, la cui ombra prodotta (l’ago era posto al centro de sole) indicava l’ora con una certa esattezza. Questo in un primo tempo, in quanto successivamente, gli antichi egizi utilizzarono un orologio ad acqua, in cui, per misurare le ore, un vaso di alabastro o di granito decorato esternamente, veniva riempito di acqua fino all’orlo: il lento defluire dell’acqua indicava l’ora.

Sulle sponde del Nilo venivano apposte delle colonne. La singola colonna era suddivisa in cubiti (ogni cubito corrispondeva a 58 cm), con varie tacche: l’altezza dell’acqua in cubiti dava una esatta indicazione del livello futuro del Nilo e della portata delle inondazioni in arrivo. Il Nilo era addirittura venerato come un dio, considerata la grande importanza delle sue piene. Il Nilo era tutto per questo antico popolo e fu utilizzato anche per il trasporto degli enormi massi che servirono alla costruzione delle note piramidi faraoniche, mediante appositi scavi di canali che agevolarono il trasporto dei predetti su barche e chiatte dai luoghi di provenienza, fino alle basi delle piramidi in costruzione. I trasporti di questi massi per terra avvennero servendosi di binari di legno e pali sovrastanti (sempre di legno), che venivano via via posti in posizione orizzontale mano a mano che si trascinavano i blocchi di granito e di calcare.

Erodoto definì non a caso l’Egitto “un dono del Nilo”: alludeva sicuramente alla circostanza che la gran parte del territorio egiziano è completamente desertica, salvo la valle, il delta del Nilo e le oasi relative, ove l’essere umano è presente. Solamente le periodiche piene del Nilo hanno sempre permesso l’irrigazione delle terre e il grande sviluppo dell’agricoltura, facendo di gran lunga progredire l’antica civiltà egizia, che raggiunse il massimo del suo sviluppo proprio nella seconda metà del secondo millennio a.C., sotto i faraoni del nuovo regno dal 1550 a.C. al 1069 a.C.

E’ interessante l’apporto storico di Erodoto su questo argomento; secondo Erodoto, infatti, i primi geometri furono gli agrimensori egiziani, avvezzi a misurare e a dividere le superfici dei campi, a calcolare le proporzioni dei terreni, utilizzando paletti conficcati nel suolo sui quali tendevano delle corde annodate tra loro tracciando delle rette sul terreno. L’annuale piena del Nilo scandiva il trascorrere del tempo e il naturale ritmo della vita quotidiana. Soltanto in occasione di importanti ricorrenze politiche venivano calcolati gli anni. Da documenti religiosi o politici risulta come gli egizi calcolassero il trascorrere degli anni dal momento in cui saliva al trono un nuovo faraone. Venivano considerate solo tre stagioni, sempre con inizio dalla piena del Nilo. Queste tre stagioni, cioè l’inondazione del Nilo, l’emergere delle terre dopo la piena e la siccità, possono sicuramente identificarsi con l’autunno, inverno ed estate dei nostri tempi.

 

Fonte: Erodoto e Flavio Giuseppe

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