Lucio Domizio Enobarbo, conosciuto anche con il nome di Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico o, più semplicemente come Nerone.

Quinto imperatore romano ed ultimo appartenente alla dinastia giulio-claudia, che regnò per circa quattordici anni dal 54 al 68 d.C., quando fu ucciso da un suo servo per non essere massacrato dai suoi nemici, che lo consideravano un “demone in terra”. In realtà la sua “leggenda nera” ha inizio nel suo decimo anno di reggenza, con l’incendio di Roma: in precedenza, le sue uniche “colpe” erano la morte di Britannico, che rischiava di “sottrargli il trono”, e di sua madre Agrippina, rea di aver ucciso suo zio Claudio per renderlo un suo “burattino” una volta diventato imperatore, solo per accorgersi che non era disposto a lasciarsi manovrare facilmente. Proprio con la sua dipartita in lui nacque una profonda paranoia che lo spinge a legarsi sempre di più a Tigellino, che ne approfittò per “agire nell’ombra” e governare per suo nome, permettendo in futuro ai suoi nemici Tacito e Svetonio, facenti parte del senato che lo avversavano per la sua politica a favore del popolo, e agli storici cristiani di poterlo facilmente renderlo un mostro per i posteri e gli storici.

Quando, nel 64 d.C., Roma fu sconvolta dall’incendio che divampò per circa nove giorni, Nerone non solo non era presente nella città ma, appena vi giunse, si impegnò per prestare soccorso alla popolazione che era stata colpita dalla tragedia, arrivando addirittura ad aprire i suoi giardini per metterla in salvo e facendo sequestrare imponenti quantitativi di cibo per poterla sfamare, per poi occuparsi personalmente della ricostruzione. La conseguente persecuzione dei cristiani fu “usata” per mettere a tacere chi lo accusava di aver provocato la distruzione della città mentre, con la Congiura di Pisone, fu costretto a “far suicidare” il suo mentore, Lucio Anneo Seneca, sospettato di avervi preso parte per poterlo deporre e sostituire con un nuovo princeps. Fu con l’edificazione della Domus Aurea, e le “mastodontiche spese” ad essa collegate, a permettere la sua caduta, in quanto coalizzò sia i suoi “protettori”, la guardia pretoriana, che il senato e i vertici militari, stanchi di essere stati messi da parte e non vedersi rispettati dai vertici dello stato.

Dopo la sua morte, solo il popolo, da lui protetto dai ricchi, lo ricordò per quello che era veramente, non dimenticando però i suoi errori.

FONTEwikipedia.org
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