Per molti anni gli scienziati che avevano visitato gli antichi siti di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia erano convinti che gli antichi abitanti di questi luoghi morirono a seguito di forti esalazioni di gas. Ma pare che le cose stiano diversamente. Le vittime morirono in pochi secondi a causa di uno shock termico e non per soffocamento da gas.

L’alta temperatura fu provocata da una nube ardente di circa 300 gradi centigradi. Questa nube investì un’area di 20 km. Lo studio fu realizzato anni fa da ricercatori altamente esperti, che fecero delle importanti rilevazioni. La temperatura salì in modo esponenziale, superando i predetti 300 gradi centigradi, sia ad Ercolano che ad Oplonti (Stabia ne fu colpita dopo un po’ di tempo: dunque possiamo immaginare che i suoi abitanti abbiano avuto tempo sufficiente per fuggire). Non è certo, ma pare che questa nube ardente abbia raggiunto anche una parte dell’antica Neapolis.

Ciò dovrebbe far pensare molto, soprattutto in materia di prevenzione e di sicurezza. Infatti la cosiddetta “zona rossa” attuale dovrebbe essere sempre aggiornata proprio in seguito a questo recentissimo studio scientifico. Insomma il piano di emergenza va continuamente monitorato, in previsione di un improvviso risveglio del Vesuvio “sorvegliato speciale” unitamente alla caldera dei Campi Flegrei.

Alcuni scienziati americani arrivarono alla conclusione che il Vesuvio potrebbe eruttare in qualunque momento, a seguito del continuo estendersi della camera magmatica. Ma queste per ora sono solo supposizioni. Ciò non toglie che va valutata ogni cosa, anche considerando che all’ombra del Vesuvio vivono centinaia di migliaia di abitanti. Farebbero in tempo a scappare, considerato l’altissimo numero di auto e camion presenti che, in caso di disastro, costituirebbero magari un ostacolo alla fuga, più che un facile strumento per allontanarsi precipitosamente dai luoghi eventualmente colpiti da una probabile futura eruzione? Non disperiamo. Esistono dei tangibili segni premonitori di una eruzione che potrebbero farci guadagnare del tempo prezioso per la fuga.

Per questo il monitoraggio di queste zone dovrà tenere conto anche dell’abusivismo edilizio, causa, come è noto, di tante tragedie nostrane (da Sarno alla Calabria alla Sicilia). Staremo a vedere!

 

Articolo precedenteRitrovata la nave gemella di Ulisse
Articolo successivoAcquaquiglia del Pozzaro: l’antico antro riscoperto