Yoshiyuki Tomino & Yoshikazu Yasuhiko.

Il regista / sceneggiatore e il character design che, in collaborazione con il mecha designer Kunio Okawara, ha dato vita al genere Real Robot con l’anime Mobile Suit Gundam – genere che ha ricevuto la sua consacrazione finale con Votoms di Ryosuke Takahashi – e il cui franchise, grazie ai numerosi artisti che si sono succeduti in seguito, continua a prosperare ancora oggi, nel bene e nel male.

Ma, prima di dar vita a una simile “rivoluzione”, tale duo aveva già mostrato la propria “caratura” con un’altra opera, nella quale si presagiva che un importante cambiamento era in atto: Muteki Chojin Zambot 3 (qui da noi ribattezzato L’Invincibile Zambot 3).

Gaizok, una misteriosa entità aliena, decide di annientare la razza umana ed attacca con ferocia la Terra, trovando ad ostacolarlo lo Zambot 3, guidato dai discendenti del pianeta Biar – un mondo che lui aveva, precedentemente, distrutto – e che inizieranno una lotta senza quartiere per proteggere il loro pianeta adottivo.

Ma, al contrario delle precedenti serie robotiche di quel periodo, qui gli “effetti collateralidelle battaglie vengono mostrati, con persone costrette ad abbandonare le proprie case distrutte, e a rifugiarsi in campi profughi nella speranza di sfuggire a un orrore nel quale si sono ritrovati senza chiederlo. Il nemico, inoltre, invece di concentrarsi sulla distruzione degli “eroi” per non incontrare ostacoli nel suo piano di annichilimento, decide di agire in parallelo, mettendo in atto un massacro anche grazie alle “bombe uomo”, con le quali sarà in grado di uccidere anche alcuni amici dei protagonisti.

Sarà negli ultimi tre episodi finali che si raggiungerà la drammaticità più totale, quando si scoprirà il vero volto di Gaizok: non una creatura vivente ma un computer senziente – ispirato ad HAL 9000 di 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrik – programmato per eliminare quelle “specie viventi” che si rivelano troppo pericolose per la pace del cosmo. Saranno le sue ultime parole – un “atto d’accusa” nei confronti della capacità dell’uomo di aderire senza rimorso alla malvagità – che vedranno l’unico superstite dei tre piloti, nonostante la sua sconfitta, non dimostrarsi in grado di controbattere alle sue parole.

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