L’antico borgo  del Moricino

San Giovanni a mare, Sant’Eligio e piazza Mercato  dagli antichi  splendori al degrado attuale.

 

 

Nell’antico borgo del Moricino *, nel 1100, Santa Brigida, dalla lontana Svezia, pregava innanzi all’affresco del miracoloso crocifisso che era nella chiesa di San Giovanni a mare, sicuramente una delle più antiche chiese di Napoli.
Su quella spiaggia dove sorgeva l’antica chiesa, i mercanti Arabi vendevano le loro mercanzie e le loro stoffe già nel medioevo. In questi luoghi  sorgevano le più antiche corporazioni di mestieri con i loro banchi, i negozi di orafi, argentieri, giubbonari, chiavettieri.

Ciò che non è stato distrutto nelle diverse calamità attraverso millenni di storia di questo quartiere, è stato inesorabilmente distrutto dall’incuria e dall’ insensibilità contemporanea.

Le pietre di queste vie, di queste piazze, di questi vicoli, sono  testimoni di innumerevoli episodi di storia cittadina. Hanno visto la decapitazione del giovane Corradino di Svevia, la rivoluzione di Masaniello, la terribile pestilenza del 1656 che decimò la popolazione della città, le esecuzioni dei martiri del 1799, l’esecuzione del terribile “Fra diavolo”. E’ un quartiere amato dai normanni, dagli angioini, dagli aragonesi, dagli spagnoli, dagli austriaci, dai Borbone, dai francesi.

 

Dal risanamento ad oggi

E’ un quartiere che ha subito un innaturale sventramento agli inizi del XIX° secolo con la costruzione  del “rettifilo”, arteria cittadina che collega la Stazione ferroviaria con piazza Bovio. Questa grande strada divise il borgo dal nucleo del centro storico della Città e con la sua costruzione furono abbattute e irrimediabilmente perse numerose testimonianze storico culturali di quella zona. L’antico borgo, per la vicinanza al porto, ha subito i terribili bombardamenti anglo-americani del ’43. Il quartiere è stato martoriato dagli incendi succedutisi dopo la terribile esplosione della nave Caterina Costa il 28 marzo del 1943 (seicento morti e 3000 feriti).

E’ un quartiere che ha  “digerito” perfino gli scempi architettonici del primo dopoguerra e della speculazione edilizia. Il palazzo “Ottieri” in piazza Mercato è la più rappresentativa testimonianza di questa anomalia. Il quartiere, pur sopravvissuto al sisma del 1980, non riesce a reagire all’inesorabile abbandono in cui è stato lasciato dopo che è stato defraudato dell’originale e antichissimo ruolo commerciale e mercantile che da sempre, con i suoi cospicui guadagni, aveva dato sostegno, lavoro e dignità ai suoi abitanti. Con l’apertura, nel 1987, del CIS (Centro Integrato Servizi) di Nola, tutti i negozi dei grossisti sono stati delocalizzati nel nuovo, moderno e funzionale centro commerciale. Nel quartiere si sarebbero dovute lasciare le attività di vendita al dettaglio e si sarebbe dovuto incentivare l’artigianato.

Il progetto di riqualificazione

Con il così detto rinascimento napoletano esso doveva  diventare un luogo di attrazione turistica; dovevano nascere impianti alberghieri, ristoranti e si dovevano restaurare chiese e monumenti. L’antica e bellissima piazza Mercato doveva essere la piazza del Plebiscito della zona orientale. Era stata programmata l’istituzione di “Caffè artistici”, ristoranti tipici, pizzerie, locali di divertimento, piccole botteghe artigiane, attività artistiche e culturali ma, andati via i grossisti e i loro capitali, nel quartiere è inesorabilmente iniziato il declino e l’ abbandono.

Il degrado

La fontana – obelisco del Seguro prima del restauro del 2016

Le attività commerciali iniziano a chiudere, la politica guarda altrove e interventi radicali di bonifica e restauro del territorio non sono mai stati fatti. La globalizzazione dei mercati, la concorrenza dei prodotti tessili orientali e la crisi attuale hanno dato il colpo di grazia. I restauri sono stati pochissimi e lentissimi, fatti a macchia di leopardo, e non hanno portato alcun giovamento al quartiere anzi ne hanno aumentato i disagi. Mancanza di fondi, ingerenze camorristiche, si giustificano…ma sarà vero? Quando c’è la volontà politica si combatte e si organizza utilizzando defiscalizzazione, incentivi, finanziamenti, tutte quelle misure da adottare per incrementare il commercio, l’artigianato, gli spettacoli, il turismo e lo sport. Su questo territorio non è stata mai fatta una concreta politica di vigilanza e prevenzione criminale. Senza aiuti concreti e con poca volontà politica non è possibile nessuna rinascita.

Conclusioni

Eppure un simbolo, una memoria storica che era di quel quartiere, è in bella mostra nell’atrio del Municipio: “Marianna a ‘Capa e’ Napule”, sottratta dal suo luogo di origine nei pressi della chiesa di San Giovanni a mare e sostituita con una copia. La testa di quella donna (chi dice fosse la sirena Partenope, chi Cibale, dea materna e terrestre) deve essere il simbolo della rinascita. Il quartiere deve essere restituito alla vita economica della città, deve essere un centro vitale e produttivo come è sempre stato nei secoli, anche durante feroci e repressive dominazioni straniere, deve far rivivere gli antichi splendori di quando tutto il popolo celebrava la festa di San Giovanni con una spettacolare processione, con fuochi e addobbi eccezionali.

La Festa di San Giovanni a mare

Una festa talmente gioiosa che sembrava pagana, con balli intorno a grossi fuochi, sulla spiaggia che allora lambiva la chiesa nell’antica via delle “Saglioccole”*. Una festa che richiamava gente da tutti i rioni della città. E poi la sera i giovani andavano tutti a tuffarsi a mare, a fare il bagno nudi in segno di purificazione. Ma, si sa, la gioventù è stata sempre intemperante e invece di purificazioni, col favore della promiscuità, spesso si degenerava in baccanali e affini per cui il cattolicissimo vicerè Conte di Castrillo, su pressione delle autorità ecclesiastiche, abolì, nel 1600, l’antica festa aragonese.

Ho fatto un sogno che molti partenopei di buona volontà fanno ogni sera…Quelle strade, quelle rue, quei fondaci, quella moltitudine di botteghe…rivivano con viaggiatori, turisti, commessi, corrieri, voci, brusii, fracassi, che l’antica storia di questo quartiere possa continuare e risplendere come nel passato.

* Moricino – da Campo del Moricino antica denominazione del luogo fuori le mura dove dove sorse il quartiere.
* Saglioccola, nardo selvatico usato per i bastoni dei pastori.

L’antico borgo del Moricino. Selezione fotografica di Antonio Colecchia

 

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