La Chiesa di Santa Maria della Speranza  é detta anche  “Speranzella”  ed é più conosciuta dai napoletani come Santa Rita alla Speranzella. Si  trova nei quartieri spagnoli  in via Speranzella n° 124  ed è gestita dall’Arciconfraternita del Santissimo Rosario, come si nota   sull’ architrave del portone dove è collocata una rostra metallica molto semplice ove  è in risalto la scritta “R.A. Dell SS Rosario “(Reale Arciconfraternita del Santissimo Rosario).

“Da la Città di Napoli ” di  Domenico Antonio Parrino Ed. del 1700

“La Speranza dei Padri Agostiniani Spagnuoli, fu fondata da Francesco della Cueva, e Gio: d’Eira Porto Carrero,  ceduta a D. Girolama Colonna Duchessa di Monteleone da questa concessa ai padri suddetti” 

Da altre cronache

Vi sono dati contrastanti sulla data della donazione  della chiesa  agli Agostiniani spagnoli, infatti  nelle cronache di Giovan Francesco Araldo a cura di Francesco Divenuto è collocata nel 1556,  mentre il Celano e Chiarini  la collocano nel 1559. Il Galante la posticiperà al 1599. Queste discordanze sono sicuramente  errori di stampa effettuati nelle trascrizioni dei testi da parte dei vari autori.  Giuseppe Sigismondo nella sua descrizione della città di Napoli  del 1788  così la descrive : Chiamata dai Napolitani la Speranzella e coll’altro nome di Santa Rita per un’immagine di questa Santa che si venera …(poi riporta le notizie del Parrino). Negli anni 1638-40 Cosimo Fanzago realizza tutta la parete dell’ altare maggiore.  navata coperta da volte a botte;  ciò nonostante l’edificio  conserverà  lo stile fanzaghiano.

 

Storia della chiesa 

Come già accennato, il primitivo edificio di proprietà  del  chirurgo spagnolo Francisco Cuevas, nel 1540  fu donato ai  frati agostiniani spagnoli   per trasformarlo in convento, con  il contributo  del nobile spagnolo Juan de Ciria Portocarrero. Nel 1559 la proprietà  passerà a Donna Gerolama Colonna, vedova del duca Camillo Pignatelli di Monteleone, e  successivamente nel 1585 venne affidata ai  fratelli Fernando e Francisco Segura, appartenenti all’ordine dei Carmelitani. I Carmelitani spagnoli trasformarono il complesso, costituito dalla piccola chiesetta e dal palazzetto del Cueva, nella loro sede. Originariamente, come si nota nella veduta Baratta, la facciata risultava in posizione leggermente arretrata rispetto alla strada . Gli agostiniani spagnoli vi eseguirono, a partire dagli anni trenta del XVII secolo, diverse opere di restauro. Tra il 1638 e il 1640 Cosimo Fanzago lavorò all’altare maggiore e al presbiterio. Tra il 1746 e il 1759 fu effettuata una radicale trasformazione dell’interno con l’innesto della cupola.

L’ altare maggiore

Successivi restauri

Nel 1774 fu ceduta agli agostiniani napoletani  della chiesa di San Giovanni a Carbonara di cui rimangano l’acquasantiera con il loro  simbolo “Un cuore trafitto da un dardo infuocato“. I nuovi agostiniani rinnovarono nuovamente la chiesa tra l’anno di insediamento e il 1786. In questo periodo, in particolare, vennero rifatti il vecchio convento e la facciata della chiesa. Nel 1808  durante il decennio francese il convento venne soppresso e gli agostiniani dovettero trasferirsi  nella chiesa di San Carlo alle Mortelle. Nel 1810 la chiesa venne dedicata a Santa Rita

Chiesa Santa Maria della Speranza contrassegnata alla nota n°112 nella pianta di Alessandro Baratta 1629


Nella chiesa sono presenti sulle pareti  una serie di affreschi della prima metà del ‘900, Mentre  sulla volta sono raffigurate le Storie di Santa Rita; nella  navata  sono rappresentate le Virtù e in una cappella laterale, sulla volta e dentro a un tondo, una Madonna del Rosario con San Domenico. Sull’altare maggiore, realizzato da Cosimo Fanzago e dai suoi collaboratori, è collocata una tela di Cesare Fracanzano, raffigurante la Madonna della Speranza e, sopra essa, un Padre Eterno ovale dello stesso autore.

Il dipinto dell’ altare maggiore

Nell’ ammirare la Madonna della Speranza (incinta) di Cesare Fracanzano, sull’altare maggiore notiamo che è bionda, con le mani aperte ed il sole sul ventre, simbolo della venuta di Cristo. In contrapposizione con il grembo, troviamo ai lati di essa degli angioletti  con dei gigli in mano, che richiamano la purezza. Sotto sono rappresentati il profeta  Isaia e re Davide

Cappella di Santa Rita

 

Le Cappelle laterali

 Da notare delle cappelle laterali.:

  • Il ritratto funebre di Francisco Sequieros y Sotomayor di ignoto scultore seicentesco.
  • Il ritratto funebre di Andrea Guerrero y Torres, scolpito da Matteo Bottiglieri.
  • Un Sant’Antonio su tela di Giuseppe Simonelli.
  • Una Madonna del Pilar e Santi, tavola tardo-cinquecentesca di ignoto artista.
  • Una Madonna del Rosario, scultura lignea seicentesca di autore ignoto .
  • Una Santa Rita in gesso risalente al secolo scorso.
Altra testimonianza spagnola, è la presenza di una Pala di un anonimo del ‘700 rappresentate la Madonna del Pilar molto venerata nel paese iberico.

Testimonianze spagnole

  • Il  Cristo di Burbos flagellato e piegato, che fa riferimento ad una tradizione spagnola
  • La Madonna del Pilar molto venerata nel paese iberico.

Nella sacrestia si  trova  un lavabo del ‘700 con la figura della Speranza, scolpita da Francesco Pagano.

Lapite di un fedele al culto di Santa Rita

 

Il culto di Santa Rita

 Il culto si sviluppa  a Napoli nei quartieri spagnoli  intorno al 1610   e fu subito  una delle devozioni più sentite. Un altro centro della devozione alla Santa di Cascia si svilupperà  alla  Salute presso  la chiesa del Sacro Cuore e di Santa Rita,  sede anche dell’ omonimo istituto gestito dalle monache. Inoltre in città un altro punto di devozione alla Santa è segnalato in  una cappella a Santa Teresa a Chiaia.

 

Notizie utili

La Chiesa, è aperta nei giorni martedì, mercoledì, giovedì e sabato (dalle 9:00 alle 13:00) 

 

Bibliografia

  • Da” La Città di Napoli “di  Domenico Antonio Parrino 1700)- Copia Anastatica 
  • Da “Napoli sacra del XVI secolo”  di Giovan Francesco Araldo  a cura di Francesco Divenuto  1990 Ed.  Scientifiche  Italiane
  • Da “Descrizione della città di Napoli”  del 1788 di Giuseppe Sigismondo – Copia anastatica di Arnaldo Forni Editore 1989

 

Riferimenti fotografici

Tutte le foto presenti nell’ articolo fanno parte dell’ archivio privato dell’autore

Articoli e ricerche dello stesso autore

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