Questa antica moneta romana è molto nota e il suo conio resistette per ben 3 secoli. Passò da un valore di due assi e mezzo ad un valore di 4 assi.

Il suo nome deriva dal latino semis-tertius, che significa appunto metà del terzo, cioè metà del terzo asse.

Solo con Augusto il sesterzio divenne una moneta di grandi dimensioni, fatta in lega molto simile all’ottone. I romani in effetti usarono il sesterzio anche come unità di conto, specie quando bisognava dare un valore a grandi patrimoni (si valutavano in migliaia di sesterzi).

Se facciamo un paragone con gli attuali euro, possiamo sicuramente affermare che un sesterzio equivale agli attuali due euro (le nostre 4000 lire circa). Questo sarà il suo valore sia nel I° secolo D.C. che nel II° secolo D.C.

Le caratteristiche tecniche di questa moneta erano le seguenti: pesava circa 25/28 grammi, aveva un diametro che andava dai 32 anni ai 34mm e uno spessore di 4mm.

Anche in quei tempi esisteva l’inflazione, pressoché causata dal deprezzamento delle monete d’argento. Ciò provocò una costante diminuzione del potere di acquisto del sesterzio e delle altre monete minori. Ormai nel II° secolo D.C. il sesterzio divenne sicuramente la moneta più diffusa. Nel III° secolo D.C. la moneta principale era l’antoniniano, contenente prevalentemente rame, con un valore effettivo pari ad 8 sesterzi. Si può dire che in quell’epoca il sesterzio arrivò a valere più dello stesso metallo che conteneva. Fu proprio nel III° secolo D.C. che fu coniato il doppio sesterzio dell’imperatore Decio, ma con dimensioni e qualità ridotte. Solo nel IV° secolo cessò definitivamente il conio del sesterzio, una moneta che, come detto, aveva resistito per ben 3 secoli.

Si dice che Crasso, grande generale e uomo politico dell’epoca repubblicana, avesse proprietà il cui valore poteva tranquillamente aggirarsi sui 200 milioni di sesterzi (il suo patrimonio fu valutato appunto in sesterzi).

Questa moneta è stata più volte menzionata anche in notissimi film degli anni ’60 e ’70: tra questi “Ben HUR” e “Spartacus”.

Molti sesterzi furono anche a più riprese ritrovati nell’antica Pompei e ci testimoniano la loro grande diffusione ai tempi dei Romani.

Bastavano uno o due sesterzi per un pranzo, o per comprare un kg di farina.

Una curiosità recente: nel 2018 negli scavi di Pompei fu ritrovato un tesoretto accanto ad un pompeiano che non riuscì a sfuggire alla violenta eruzione del Vesuvio del 79 D.C., cioè ben 20 monete di argento contenente in un borsa di cuoio, probabilmente equivalenti ad 80 sesterzi e a 500 euro attuali, cifra con cui nell’antica Roma una famiglia poteva vivere per almeno 15 giorni.

Questa moneta, proprio grazie alla sua grande diffusione, divenne anche un sottile strumento propagandistico per il potere romano.

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