Da un paio di settimane, nella bassa bresciana orientale, si sono moltiplicati i casi di polmonite (in alcuni casi piuttosto gravi) caratterizzati da una forte infiammazione degli alveoli polmonari, i quali finiscono per riempirsi di liquido che ostacola la normale funzione respiratoria.

Ma la situazione, alla fine, è giunta a una drammatica svolta quando, poche ore fa, a Brescia sono stati ricoverati due anziani, nei quali è stata riscontrata la legionella nella versione resistente – asporigena – non capsulata.

I batteri di tale malattia, presenti in ambienti acquatici naturali e artificiali si possono riscontrare nelle sorgenti (di tipo termale, ma anche nei fiumi e nei laghi).

Possono risalire in ambienti artificiali come condotte cittadine e impianti idrici di edifici, come serbatoi – tubature – fontane – piscine (ma sono state rilevati anche in fanghi di fiume o torrente, oltre che nell’argilla per manufatti in terracotta).

Come una simile malattia, che normalmente colpisce zone arretrare, possa essere riuscita ad attecchire in una città pulita ed efficiente come Brescia rimane ancora un mistero, ma, al momento, la pista più battuta è quella che porta al fiume Chiese, al momento in secca a causa del caldo.

Una cartiera, che attinge acqua dal fiume, conservandola nella torre di raffreddamento, potrebbe aver provocato, involontariamente, la diffusione del batterio per via aerea, ma questa è solo una delle tante ipotesi che vengono vagliate.

Non bisogna dimenticare che, a favorire l’infezione della legionella sono anche:

  1. l’età avanzata
  2. il fumo
  3. l’immunodeficienza
  4. le patologie cronico – degenerative

e che, attraverso la prevenzione periodica, tale pericolosa malattia può essere debellata, con norme igieniche come:

  1. evitare tubazioni con terminali ciechi o privi di circolazione
  2. evitare la formazione di ristagni
  3. evitare contatti tra acqua e aria o accumuli in serbatoi che non sono sigillati
  4. prevedere una periodica pulizia molto accurata
  5. evitare la scelta di torri evaporative in favore di soluzioni alternative, come i sistemi water spray system o i pozzi geotermici
  6. prevenire la formazione di incrostazioni utilizzando shock termico e iperclorazione continua

Ora bisogna solo attendere che la tempesta passi, e garantire una prevenzione costante per evitare che casi del genere si trasformino in focolai impazziti.

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