La rivista Journal of African Archaeology, poche settimane fa, ha annunciato che un’equipe di ricercatori dell’Università di Varsavia, durante alcuni scavi lungo la riva occidentale del Nilo, avrebbe individuato dei “reperti inusuali” in una necropoli non lontana da Tebe.

In due delle sue tombe, sono state rinvenute ben nove teste di coccodrillo mummificate, simboleggianti la fertilità derivata dal dio Sobek. Tutte erano avvolte in un tessuto preparato per i luoghi di sepoltura e, dai loro teschi, è emerso che appartenevano alla specie Crocodylus Niloticus, tipica dei tipici habitat di acqua dolce del continente africano. La stranezza è che, “normalmente”, nelle cripte venivano deposti Sauropsidi Diapsidi interi per essere venerati, dopo essere stati “trattati” per la conservazione.

Tra le usanze riguardanti queste creature, vi era quella di riservare loro intere catacombe in quanto animali sacri, manifestazioni viventi di una divinità ammirata e rispettata nonostante la sua “intrinseca violenza”. Feroce e aggressivo in battaglia, era benevolo nei confronti di chi gli si rivolgeva supplicandolo, e il suo intervento risultò determinante per risanare Osiride, quando fu ucciso. Dei possessori delle sepolture si è potuto scoprire solo il nome di uno dei due – Cheti – un importante funzionario del faraone Nebhepetra Mentuhotep, in un periodo collocabile tra il 2055 e il 2002 a.c.

FONTEtecnologia.libero.it
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