Un nuovo prezioso tassello si aggiunge alla conoscenza archeologica di Paestum,  contribuendo forse in modo significativo a chiarire come doveva presentarsi l’accesso all’antica citta’ nell’area nord; qui infatti, nel 1829, in epoca borbonica, venne iniziata la costruzione della Strada delle Calabrie, detta anche Tirrena Inferiore, sorta per collegare i territori del Regno delle Due Sicilie dalla capitale, Napoli, fino alla Calabria, e per fare ciò l’allora ingegnere incaricato, Raffaele Petrilli, ebbe la non felicissima idea di praticare una dolorosa breccia nelle mura, distruggendone il varco nord, conosciuto in epoca moderna con il nome di Porta Aurea.

Risale infatti a pochissimi giorni fa, il 28 maggio per la precisione, la notizia per la quale, in seguito a lavori di rifacimento della linea elettrica lungo via Magna Grecia, condotti dalla società Sogea per conto di Enel s.p.a. e seguiti dalla Archeoservizi s.a.s. sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e del Paesaggio di Salerno ed Avellino, sono riemersi i resti della pavimentazione e di blocchi in calcare pertinenti ad uno dei pilastri su cui poggiava l’arco della porta.

La scoperta va a rinforzare e valorizzare ulteriormente il lavoro di ricerca del Parco Archeologico di Paestum e Velia, il quale, nell’ambito dei progetti Pon Cultura e Sviluppo che prevedono l’investimento di circa 6 milioni di euro per la riqualificazione e l’ammodernamento dell’area archeologica, ha concentrato particolare cura ed attenzione all’antico circuito murario, uno dei pochi conservatisi quasi integralmente nella sua lunghezza, pari a circa 5 km.

Proprio nell’area ovest della città, addossati alle mura, solo qualche mese fa vennero infatti scoperti i cospicui resti di elementi pertinenti ad un tempietto arcaico di V sec. a.C., di ordine dorico, tra i quali parti di architravi, pezzi di colonne  ed alcuni frammenti di elementi decorativi; questa ulteriore scoperta quindi accende un luminosissimo faro sul valore della ricerca archeologica nel territorio pestano e rafforza la crescente idea di deviare l’accesso all’area archeologica per i turisti e per le numerose attività commerciali insistenti sull’isola pedonale ex statale 18, allo scopo di liberare l’area per intraprendere nuovi scavi che non mancherebbero di certo di rivelare nuove sorprese.

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Dott. in Beni Culturali presso l’Università di Salerno-Fisciano con tesi in archeologia medievale. Nel 2018 consegue l’abilitazione per accompagnatore e guida turistica. Ha scritto e pubblicato articoli su una testata giornalistica artistica e attualmente lavora da libero professionista come guida turistica.