In un insolito Duomo vuoto, alle ore 19.04 di ieri 2 maggio, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha annunciato che San Gennaro ha ripetuto la liquefazione del sangue. “Un segno di predilezione e benevolenza nel tempo del coronavirus per la nostra Campania e per l’Italia intera” ha detto Sepe.

Come imposto dalle disposizioni del Governo, avallate dal Santo Padre, il rito si è svolto a porte chiuse, e come spiegato dal cardinale al momento dell’apertura della cassaforte il sangue del patrono di Napoli era già sciolto. Già il 19 settembre 2017 sua eminenza aveva annunciato:”abbiamo trovato il sangue già sciolto quando abbiamo aperto la cassaforte”.

Tradizione vuole che nel primo sabato di maggio, il busto del Santo ornato di preziosissimi paramenti vescovili, e il reliquiario con la teca e le ampolle, vengano portati in processione, insieme ai busti d’argento dei santi compatroni di Napoli, anch’essi esposti nella Cappella del Tesoro, e che dal Duomo si arrivi alla Basilica di S. Chiara, in ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, e che qui, dopo le preghiere di rito, avvenga la liquefazione del sangue.

Alla cerimonia era presente anche il sindaco, Luigi de Magistris.

I napoletani hanno accolto la notizia del ‘miracolo‘ con grande giubilo, perché dallo scioglimento del sangue, dipende il destino della città nei mesi successivi.

Il rito si ripete 3 volte l’anno:

  • il sabato della prima domenica di maggio, data della traslazione del corpo del santo
  • il 19 settembre, il giorno del martirio di san Gennaro
  • il 16 dicembre, anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631 ( vuole che san Gennaro abbia fermato l’arrivo della lava alle porte della città

Non sono mancati nei secoli casi in cui il sangue non si sia liquefatto, ed in corrispondenza della mancata liquefazione fatti funesti sono accaduti. Gli ultimi casi sono così datati:

  • Nel settembre del 1939 e del 1940 , anno dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale.
  • Nel 1943, anno dell’occupazione nazista
  • Nel 1973, quando il colera colpì la città di Napoli
  • Nel 1980, in corrispondenza del terremoto dell’Irpinia.

Ogni anno il prodigio (non si parla di miracolo di San Gennaro perché mai riconosciuto ufficialmente dalla chiesa) attira migliaia di devoti e di curiosi di ogni nazionalità, con i loro abiti dai colori sgargianti che ordinatamente si alternano in file di entrata ed uscita dal Duomo, come le file di formiche che laboriosamente entrano ed escono dal formicaio. E che dire dei fedeli che a voce alta incitano il Santo, chiamandolo “faccia gialla” a compiere il miracolo? La sua devozione è talmente forte nel mondo, che nel 2018 un suo busto è approdato negli States, grazie ad una iniziativa promossa dalla Saint Gennaro Foundation of Boston, un ente no profit.

Anche stavolta, la liquefazione del sangue è stata interpretata come manifestazione della benevolenza di San Gennaro, che ha rasserenato così, il cuore di tanti, che hanno guardato al miracolo come il chiaro segno della risposta alle loro preghiere affinché la pandemia legata al Covid-19 si trasformi solo in un ricordo, per quanto amaro.

Al grido “…San Genna’ miettece ‘a mana toia!” pare davvero che il Patrono di Napoli abbia risposto non tradendo la fiducia dei devoti.

 

FONTEAnsa.it, Fanpage
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