La seconda guerra mondiale si era chiusa con la vittoria degli alleati sui nazisti, consegnando purtroppo alla storia un enorme numero di morti, circa venti milioni. Dopo il 1945 gli stati europei manifestarono una volontà sempre più accentuata di organizzarsi a livello internazionale, cosa che si concretò con la firma dei trattati di Roma del 1957. Successivamente vennero firmati nel 1992 il Trattato di Maastricht, con cui venivano stabilite le regole dell’allargamento dell’Unione, entrato in vigore il 10 novembre 1993, il Trattato di Amsterdam firmato il 2 ottobre 1997, in vigore dal 1 maggio 1999, e così via.

Dal 1990 in poi il problema degli extracomunitari si è presentato all’attenzione delle autorità nazionali ed europee con lo sbarco di albanesi. Successivamente fino ad oggi il flussi migratori sono progressivamente aumentati e questa situazione è divenuta “esplosiva” in occasione delle “primavere arabe”, dell’uccisione di due importanti dittatori, Gheddafi e Saddam, dell’avvento dell’Isis.

In vari modi si è tentato di arginare il fenomeno con strumenti e risorse alquanto episodici, senza poterlo risolvere, o quanto meno affrontarlo con un’adeguata organizzazione di uomini e mezzi. Il Trattato di Dublino, in vigore dal 1997, ha finalmente introdotto dei criteri e dei meccanismi per l’esame ed approvazione eventuale di domande di protezione internazionale presentate da cittadini di paesi extracomunitari (o di paesi terzi). Questo trattato fu sostituito nel 2003 dal Regolamento Dublino II e fu oggetto di una successiva revisione nel 2013 (Dublino III).

Tutto si incentra sull’articolo 13 di questo Trattato: nel caso in cui sia accertato che il richiedente asilo abbia varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo, la frontiera di uno stato membro, lo stato membro in questione è sicuramente competente per esaminare l’eventuale domanda di protezione internazionale. La responsabilità per l’accoglienza è del paese di primo sbarco. I flussi migratori sono notevolmente aumentati proprio a causa di tumulti continui ed abbattimento di note dittature nei paesi del nord Africa e a causa di grandi instabilità in territorio afghano e pachistano.

A causa di questi drammatici eventi migliaia e migliaia di extracomunitari, in fuga dalle guerre, spesso servendosi di imbarcazioni proprie o di contrabbandieri veri e propri, hanno deciso di emigrare in Europa per terra o mare, provocando un grande problema soprattutto ai paesi europei di primo approdo, tra cui Malta, Italia, Grecia.

Chi non conosce le peripezie di questi migranti e i loro approdi a Lampedusa, isola italiana a circa 100 chilometri dalle coste africane? Naturalmente i paesi europei più esposti agli sbarchi hanno bisogno di una maggiore solidarietà, soprattutto economica, da parte di tutti gli altri stati membri, mentre però il Trattato di Dublino obbliga il paese europeo di primo approdo a gestire tutti gli arrivi e ad accogliere le persone che arrivano. Poi, stranamente, lo stesso Trattato vieta il diritto di prevedere una vera e propria operazione di emergenza che possa portare alla redistribuzione obbligatoria tra vari paesi europei dei rifugiati, specialmente in caso di afflussi migratori eccessivi. Per questo, qualche paese europeo ha richiesto più volte di revisionare il predetto Trattato di Dublino, proprio per aiutare a tutti i livelli i paesi di primo approdo.

In effetti, già dal 2016 esiste una proposta della riforma a favore di quei paesi europei più esposti, proposta poi approvata dal Parlamento Europeo nel novembre 2017, ma ancora non in vigore, nonostante a Bucarest, nel febbraio 2019, ci fu anche un vertice dei ministri dell’Interno dell’U.E., proprio per discutere la politica migratoria europea. La predetta proposta di riforma non è ancora applicabile: mancano dei passaggi burocratici fondamentali. L’unica cosa che è da registrare è la volontà episodica di alcuni paesi membri di prendersi carico di parte dei migranti arrivati in Italia, ma senza ancora un’effettiva revisione del predetto Trattato. Speriamo che la proposta di riforma preveda maggiori margini a favore di paesi come l’Italia, la Grecia, Malta, e che venga definitivamente regolato questo grande fenomeno migratorio.

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