Papa Leone XIII fu  il 256º pontefice della Chiesa cattolica ed è ricordato nella storia tra i papi dell’epoca moderna come colui che ritenne che fra i compiti della Chiesa rientrasse anche l’attività pastorale in campo socio-politico. Dopo il Concilio Vaticano I, precedentemente aveva promulgato l’infallibilità papale, egli scrisse ben 86 encicliche, con lo scopo di superare l’isolamento nel quale la Santa Sede si era ritrovata dopo la perdita del potere temporale con l’Unità d’Italia.

Alla sua incorinazione la sua salute cagionevole lasciava presagire un pontificato di transizione, invece, divenne il terzo per durata all’epoca (essendo il secondo quello di Pio IX tra il 1846 e il 1878 e considerando anche quello di San Pietro) e, solo nel 2004 verrà superato da quello di papa Giovanni Paolo II. Allorché divenne evidente che tale predizione non si sarebbe verificata, nella sede pontificia si diffuse una battuta di segno opposto: “Credevamo di eleggere un Santo Padre, abbiamo eletto un Padre Eterno“.

Tra i suoi pochi vizi vi erano il tabacco da fiuto, che assumeva solo privatamente e mai in presenza di estranei (sebbene talora qualche granellino di polvere gli cadesse sulla veste talare bianca, lasciando intuire l’abitudine) e il vino Mariani, del quale fu convinto bevitore: giudicandone salutari e tonificanti gli effetti. Fu così convinto da concedere alla ditta produttrice l’uso della propria effigie come testimonial per manifesti e inserzioni pubblicitarie.

La passione per questa bevanda, all’epoca considerata alla stregua di un medicinale (e successivamente tolta dal commercio allorché si prese coscienza dei rischi legati ai preparati a base di coca), era d’altronde condivisa internazionalmente da vari altri personaggi celebri tra cui: papa Pio X, vari monarchi come lo zar di Russia e il principe di Galles, i politici tra cui il presidente statunitense William McKinley, nobili e i personaggi pubblici come Sarah Bernhardt, J. J. Thomson, Émile Zola e l’autore dell’Inno e Marcia Pontificale Charles Gounod.

Leone XIII ebbe un’altro primato tra il 1896 e il 1903 divenne il primo pontefice romano ad essere filmato e audioregistrato: dinnanzi alla cinepresa di Vittorio Calcina, impartì la prima benedizione “mediatica” nella storia della Santa Sede e, pochi mesi prima di morire, il 5 febbraio 1903 la sua voce venne incisa su un cilindro fonografico (Bettini Phonogramme-B mx 1-D) mentre declamava l’Ave Maria in latino e la formula di benedizione apostolica.

Ma la curiosità, tra leggenda e storia, si ebbe quando un artista dopo molte insistenze riuscì ad avere l’approvazione dal papa per un ritratto pure essendo un mediocre artista. Al termine del lavoro Sua Santità chiese di firmarlo riportandovi possibilmente la frase del Vangelo secondo Matteo, versetto 27 del capitolo 14. Ovvero quando glielo spiegò, il passo in cui Gesù apparve agli apostoli sul mare in tempesta. Felicissimo il pittore quando sentì quelle parole. Ma la sua espressione fu di disappunto quando lesse le parole di Leone XIII scritte sul suo dipinto: “Non vi spaventate, sono io!“.

Articolo precedenteLa notte dei miracoli
Articolo successivoL’Italia e l’acqua