L’attuale dramma di Venezia è conosciuto da secoli fin dalla preistoria. Tutto questo territorio fu abitato anche successivamente nel periodo paleoveneto ed in età romana: infatti anche allora l’ambiente si prestava a favorire prevalentemente la caccia, la pesca e la produzione del sale.

In effetti la laguna veneziana vera e propria si formò nel VIII secolo a.C.

Già in età preromana era un centro vitale per gli intensissimi traffici commerciali con l’Europa centrale e settentrionale.

Secondo alcuni storici, come Tito Livio, addirittura alcuni fuggiaschi da Troia fondarono proprio in questa zona alcune località come Chioggia e Aquilea (siamo nel XI secolo a. C.).

Sicuramente a seguito di varie invasioni barbariche da parte degli Unni e dei Longobardi gli abitanti della terra ferma trovarono rifugio nelle lagune (V° secolo d.C.). Si dovrà attendere il 1866 per vedere la nascita di una commissione speciale per lo studio di un “piano di riforma delle vie e canali della città”. Nel dopoguerra molti abitanti abbandonarono il centro storico di Venezia per trasferirsi nella terraferma.

Nel 1966 una drammatica alluvione portò alla luce la estrema insicurezza delle abitazioni ai piani bassi. Qui dobbiamo descrivere le caratteristiche dell’acqua alta, che indica un particolare fenomeno dei picchi di marea abbastanza intensi che periodicamente interessano Venezia e che provocano disastrosi allagamenti nelle aree urbane.

Ed arriviamo agli inizi dei lavori del MO.S.E. nel lontano 2003, cioè di un grande progetto di ingegneria civile, ambientale ed idraulico, in fase di ultimazione, teso a difendere Venezia e la laguna dalle acque alte, mediante la costruzione di schiere di paratoie mobili (circa 80), a scomparsa, posizionate alle bocche di porto (cioè varchi di collegamento della laguna con il mare Adriatico, con i quali avviene il flusso e reflusso della marea). Ma a che servono? Possono isolare la laguna dal mare proprio quando si manifesta un’alta marea. La sua capacità di difesa dalle alte maree è già prevista quando queste ultime superino i 110 cm e fino a 3 metri.

Le lungaggini burocratiche ed altri particolari eventi hanno spostato la data di conclusione dei lavori, dal 2018 al 31/12/2021. Quindi poteva essere evitata la marea eccezionale avvenuta dal 14 novembre in poi e che ha provocato danni che superano un miliardo di euro, se il MO.S.E. fosse stato già in funzione, ma ormai è troppo tardi! C’è da dire che fenomeni similari erano già stati affrontati e risolti per difendere l’Olanda dalle maree. Molti territori dell’Olanda sono stati strappati al mare nel corso dei secoli, ma senza i 18.000 km di dighe, dune e sbarramenti l’Olanda quasi non esisterebbe.

Progetti altamente innovativi in campo civile realizzati tra il 1953 e il 1997 e dal 1984 fino ai nostri giorni hanno garantito la sicurezza a tutte quelle terre, denominate da sempre “Paesi Bassi”. Addirittura le barriere anti mareggiata hanno collegato tra loro diverse isole. Si calcola che tutte le paratie possono essere chiuse in soli 75 minuti, così mettendo in sicurezza il paese da disastrose inondazioni del mare del Nord.

Stesse opere sono state realizzate con successo anche in Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti.

A questo punto l’uomo della strada si domanda: come è possibile che in sedici anni il MO.S.E. non è stato ancora terminato? Come è possibile che il Genio civile nostrano celebre sin dai tempi dei romani ed apprezzato a livello internazionale non sia ancora stato svelato in occasione della consegna di questa opera, slittata dal 2018 alla fine del 2021? Tutti ce lo chiediamo ma si deve far presto: le future mareggiate potrebbero essere sempre più devastanti, così come anche i risvolti economici di tutta una città “Venezia”, che non può e non deve morire, anche nell’interesse del nostro paese.

 

 

FONTEopere di Tito Livio
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