La Storia del San Francesco Sales dal 1693 ad oggi.

“dopo la Santa Casa degli Incurabili  ed il Reale Albergo dei poveri, è il più grandioso della nostra Metropoli” (Giovan Battista Chiarini)

L’ origine dei luoghi

Ponte romano rinvenuto nei pressi della stazione di S. Rosa della linea 1 della metropolitana

L’antica via Antiniana collegava Neapolis a Puteoli “per colles”, arrampicandosi sulla collina del Vomero e poi riscendendo verso Agnano. La strada partiva dalla Porta Cumana di Neapolis, saliva per Tarsia,  Salvator Rosa (l’antica Infrascata ), via Conte della Cerra, per salire verso l’attuale zona nota come Antignano (che da via Antiniana prende il nome) e scendere verso Pozzuoli. Reperti della presenza romana su questa via sono ancora visibili  nella  stazione metro  di Salvator Rosa dove si può ammirare un ponte romano che faceva parte dell’antica via e delle terme romane a via Terracina.

La pianta Baratta del 1629

Nella pianta Baratta si evince dalle  note che all’ epoca esistevano solo due chiese degne di menzione; nella nota 183 la Chiesa di Santa Maria della Pazienza alla Cesarea e la nota 64 corrispondente alla Chiesa di Gesù e Maria – Accanto alla Chiesa della Cesarea si notano il terreno con una casa rurale difronte alla via San Mandato e una piccola cappella di cui si nota il campanile che saranno acquistate dalle monache salesiane per la costruzione del loro convento di clausura .

Su quest’ asse viario ove prima erano solo terreni agricoli e qualche casolare, nel XVI secolo l’architetto Domenico Fontana progetta e costruisce una nuova via carrozzabile  (1565) sui lati della quale avviene una nuova urbanizzazione della città che durerà fino al XIX secolo. Le monache Salesiane individuarono  nella zona dell’ Infrascata fra il casale di San Mandato del Cardinal Belmosto e la chiesa e l’ospedale di Annibal Cesareo, conte di Montalbano, Segretario del Sacro Real Consiglio,(proprietario del terreno “sito in Masseria San Mannato”),  un fondo di proprietà Brayda” su cui  le religiose decisero di edificare  ” in detto sito una Chiesa et annessi edifizi da adibire a convento di clausura”.

Il Convento (1693 – 1808)

Le monache salesiane nel 1693 impiantarono il loro primo vero convento  napoletano   in un vecchio casolare sul terreno della nobile famiglia Brayda,  titolare di diversi feudi in tutta Italia. I Brayda  erano  una famiglia della nobiltà piemontese insediatasi a Napoli al tempo di Carlo I d’Angiò . Il casolare era stato costruito probabilmente nel Seicento in forma di masseria. Nel XVI secolo quest’area, denominata Contrada San Mandato, era ancora zona di aperta campagna. L’antica masseria all’interno della quale vi era la chiesa di San Mandato risultava sicuramente già esistente prima dell’apertura della nuova strada  dell’Infrascata, nel 1566).

Qui si trovava la proprietà degli eredi del Cardinale Belmosto, Nella parte opposta della Infrascata fu costruito il  monastero di San Francesco di Sales, il cui vicoletto di ingresso era in asse con la piazzetta della Chiesa della Trinità. Nel 1693, una volta  sistematesi le monache salesiane nel nuovo edificio, vi  edificarono anche  una chiesa  che denominarono  Visitazione della Beata Vergine

Da la guida di Napoli di G.Sigismondi  del 1798

“Detta comunamente dai napoletani San Francesco di Sales. Fu questa fondata su gli auspici di quel gran santo da Domenico Antonio Sanfelice canonico napoletano
(……)il monastero dichiarato prima clausura. Verso il 1625 Ferdinando Sanfelice Architetto celebre formò il disegno del Monistero, e della chiesa , e vi fece la cappella di san Francesco Sales sotto la cui regola vivono le suore , col quadro fatto da lui medesimo;
Quello dell’ altare maggiore rappresentante la Visitazione della Beata Vergine è di Mano ignota”

L’acquisto di questa nuova sede fu possibile grazie all’aiuto di  Tommaso Trabucco maestro di campo di servizio di Spagna  con 30.000 ducati e per le raccomandazioni del nobile canonico  Domenico Antonio Sanfelice fratello maggiore e mentore del più noto  Ferdinando .

Il San Francesco Sales, immagine tratta da Gaetano Nobile ” Descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze “divisa in 30 giornate-opera corredata di figure intagliate in legno sia per delucidazioni delle cose narrate e sia per ricordo delle cose vedute

L’ inaugurazione della nuova cappella 

Nel 1696 nel giorno di San Francesco Sales fu inaugurata la nuova chiesetta . Molti scrittori  di guide su Napoli non seppero indicare l’ autore delle tela della Visitazione  della Vergine  che adornava l’altare maggiore della chiesa disegnato dal  Sanfelice  “commesso di finissimi marmi” attribuendole a  mano ignota . Secondo studi recenti la tela ignota  presente in questo periodo   in cappella è attribuibile a Giuseppe Simonelli allievo di Luca Giordano e  altre di Matteo Orgitano. 

Ferdinando Sanfelice

Al giovane diciottenne   Ferdinando Sanfelice  era stato anche attribuito  il progetto e la ricostruzione ex novo della chiesa  da una vecchia cappella . Questa ipotesi è poco attendibile;  si ritiene improbabile che la progettazione della chiesa  fosse attribuita al  giovanissimo e ancora inesperto  architetto della cui presenza però si è sicuri  per alcuni  pregevoli dipinti, uno nel soffitto del coro  rappresentante “L’ Assunzione  della S.S. Vergine in cielo” altri  invece  rappresentanti uno il S.S. Salvatore e un altro una Vergine Maria , che ornavano il corridoio.

Successive ristrutturazioni

E’ ampiamente documentato che venti  anni dopo un   Ferdinando Sanfelice  ormai maturo e famoso ne effettuerà  un importante  ammodernamento .
Nel 1743 la struttura subisce un’ ulteriore ristrutturazione  con la costruzione di un nuovo refettorio  ad opera dell’  architetto Nicolo’ Tagliacozzi Canale

1775- Pianta del Duca di Noja – Il convento e la Chiesa di San Francesco Sales foglio 11 nota 519

Note relative alla pianta del duca di Noja

518. Strada della Cesaria, che porta all’Infrascata; ed in questo luogo si separano il
Monte Ermite dall’Olimpiano.
519. Chiesa di Santa Maria della Pazienza Cesaria, fondata in badia da Annibale
Cesario, a cui fu vi annesso un ospedale per li convalescenti che indi per
mancanza di rendite fu dismesso. Segue a questa la chiesa e monasterio di San
Francesco Sales, ed è servita da religiose.

1804 /13 – Il convento di San Francesco Sales nella  Pianta topografica della città di Napoli di Luigi Marchese

Casa di Correzione (1808-1813)

Nel 1808  durante il decennio francese fu soppresso il monastero; le monache  Salesiane furono trasferite al monastero di San Marcellino. Fino al 1813 la struttura espropriata diventerà casa di correzione  affidata al demanio . 

Aggregazione Albergo Dei poveri  come casa di cure per vecchie inferme (1814 – 1839)

Dal  1814 viene aggregata   al Real Albergo dei poveri e si trasforma   in istituto per la cura e la convalescenza di donne storpie e inferme. L”amministrazione di questo edificio è affidata  al Commendatore Antonio Sancio che fece costruire una moderna e funzionale  infermeria per la cura delle donne affette da rachitismo.

Conservatorio di Fanciulle (1839 – 1884)

Nel 1839 Ferdinando II trasformò la casa  in pio conservatorio di donzelle povere affidando la gestione a due suore di carità. Le due  religiose erano coadiuvate da 80 monache  predisposte all’insegnamento  e all’avviamento al lavoro delle donzelle; tutto l’edificio  fu notevolmente ingrandito e completamente  restaurato  e abbellito dall’ architetto Alfonso Bologna con la collaborazione del pittore Luigi Stabile. Sulla facciata interna  che dava nel grande cortile fu posizionato un grande orologio. La capienza passò da  550 ospiti a 1150. L’antica chiesa dedicata alla Visitazione di Maria è completamente e radicalmente ristrutturata  e dedicata alla Regina dei Martiri (chiesa che con le successive trasformazioni a istituto scolastico sarà trasformata in aula magna del liceo G.B. Vico).

1840 – Il Convitto San Francesco Sales nella pianta  topografica del quartiere dell’ Avvocata (Real officio Topografico)

Da Notizie del bello e dell’ antico e del curioso della città di Napoli* di Carlo Celano  con le aggiunzione del   Cav.G.B. Chiarini

Il Complesso era divenuto così grandioso che  il Chiarini scrive :

  • “Vasto edifizio, eterno monumento della pietà e munificenza di Ferdinando II di sempre grata memoria”
  • *“…Sorge l’edifizio imperando  tra  la Cesarea e la villa Majo in uno dei più bei punti di vista di Napoli con colossali proporzioni, e cinto a nord-ovest da ben predisposto giardino”
  • *“Maestosa  si offre allo sguardo per bellezza di disegno  e per eleganza di architettura  di romano stile  acconciamente adattata all’ uopo, con  due ingressi ben disposti che richiamano l’accordo generale, disegno dell’ architetto  e direttore dell’ opera Alfonso Bologna.”

Ulteriori notizie

  • “La facciata dell’edifizio presenta una serie di 28 finestre per ognuno  dei cinque piani
  • “Nel 1845 il pio istituto  ospitava 945  giovinette  che  si ridussero a 770 nel 1867 ” 
  • 1860 – il 29 gennaio del 1860 nel giorno di San Francesco Sales venne solennemente inaugurato il nuovo convitto.

Degni di note sono pure i commenti  dalle guide  di  :

Francesco Saverio Bruno “L’ Osservatore di Napoli  1855”

  • “riconosce la sua originaria fondazione dalle generose cure del Canonico Antonio Sanfelice. E’ situato in un grandioso e bello edifizio su saluberrimo punto della strada Infrascata, e contiene ora circa mille giovanette decentemente trattate a spese del governo, scelte per la massima parte dal grande albergo dei poveri, le quali vi vengono istruite nella buona morale, nelle arti donnesche, nelle lettere elementari e nella musica,
    ancora distinguendosi specialmente nella maniffattura de fiori , e dei guanti , che sono ricercatissimi ed arrecano molto utile allo stabilimento. Buon numero di queste donzelle viene sostenuto da particolari munificenze de Re. Le pensioniste vi pagano ducati quattro al mese.  Nel 1861  ospitava circa 1200 giovinette in ottima situazione igienico- sanitaria ma la condotta morale ed educativa lasciavano a desiderare.

Gaetano Nobile ” Descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze “ed 1863 

  • “…si trapiantavano qui al 1693, dichiarato  il luogo dapprima clausura. Architettò la chiesa  e il convento il nostro Ferdinando Sanfelice , fratel del canonico, ed egli medesimo dipinse il S. Francesco nella cappella del Santo. Ora il convento è tramutato in ospizio, ed è stato ampliato e restaurato nella forma che si vede  verso occidente dall’ arch…..Nel 1816  fu incorporato al r. Albergo de’ poveri e ricovera donzelle soltanto, di età  non avanzata, e le più scelte della vasta famiglia. Cinquanta di esse sono del tutto alimentate a spese regie. Occupano il tempo loro nella pratica di molte specie di lavoro, e  in particolare in quella di far fiori. Nel censo del 1845 le giovinette di questo ospizio sommavano al numero di novecentoquarantacinque.”
  • Gennaro Aspreno Galante 1872

    • S. Francesco di Sales “Fondato per le Salesiane nel 1693, e ricordiamo il nome Tommaso Trabucco che contribuì per la fondazione ducati 30000, ne fu architetto il Sanfelice. Trasmigrate le Salesiane il 1808 in S. Marcellino e poscia in Donnalbina al 1829, quest’ospizio fu aggregato al Real Albergo de’ Poveri dì 8 Gennaio 1814. Poscia Francesco I volea fondarvi un Manicomio che non ebbe effetto a causa dell’aria troppo attiva, laonde Ferdinando li lo addisse nuovamente al Real Albergo, e nei 1839 vi fondò una Casa Pia o Conservatorio di donzelle povere ;il locale fu tutto restaurato dall’architetto Alfonso Bologna. Nell’antica chiesa era una tela di S. Francesco di Sales del Sanfelice, ed una Visitazione d’ignoto pennello, la moderna non ha oggetti d’ arte. 
1872 – Il Convitto di San Francesco Sales nella pianta Schiavoni

Il Manicomio (1884 – 1911)

Nel 1874 L’ Amministrazione  Provinciale acquista dall’ Albergo dei poveri l’intera struttura per costruirvi un manicomio. I lavori di ammodernamento si affidarono all’ architetto Francesco Saverio Zuppa. Nel 1881 la struttura entra parzialmente in funzione, La Direzione  della struttura fu affidata al  famoso medico psichiatrico  Leonardo Bianchi. Fra i degenti di questo nosocomio vi fu anche il famoso pittore verista e naturalista Antonio Mancini che durante la sua permanenza fece numerosi ritratti a medici e infermieri del nosocomio.

L’imponente struttura manicomiale prima della divisione in due edifici

Nel 1883 i malati psichici  ricoverati ammontavano a 358 uomini e 254 donne;  il direttore  dell’ epoca  Bonomo si lamentava per il numero troppo elevato  per soli 56 custodi, i cosiddetti “mastuggiorgi”.

Ncoppe ‘ a pazzaria

Agli inizi del novecento  questa  colorita espressione è usata (rimasta anche  per molto tempo dopo la chiusura del nosocomio  nella memoria popolare) per indicare la parte alta dell’ Infrascata .

Le caserme (1911-1920)

Agli inizi del 1911,  costruito un nuovo manicomio  sulla discesa di Capodichino,   l’enorme struttura diviene caserma militare  per la Regia Guardia e poi nell’immediato primo dopoguerra l’edificio sarà trasformato in  caserma per la Guardia di Finanza.

Il Mendicicomio (1920-1930)

Successivamente negli anni 20 ospiterà  un mendicicomio dove  trovavano rifugio famiglie di senza tetto. Abbandonato all’incuria del tempo e degli uomini, subì gravi danni in occasione del terremoto del 1930.

1927 –  Pianta storica TCI

1927 -Piantina  storica del TCI – Situazione del complesso poco prima della divisione

Subito dopo il terremoto si provvide al recupero della struttura per uso scolastico, dividendola in due parti, mediante un’incisione trasversale. Nella parte bassa verso Piazza Mazzini venne ricavato  un  Liceo, capace di circa 30 aule per 900 alunni.  Invece la parte alta ospitò una  scuola elementare .

Le scuole (1932 al 1943)

Nel 1932 avviene la trasformazione la  ristrutturazione dell’ edificio  operate dall‘arch. Marcello Piacentini  una  parte diviene  Liceo e Ginnasio G.B. Vico e  l’ altra parte invece la Scuola Elementare (V. Cuoco); in questa ristrutturazione scompare l’antica cappella del convento  sostituita dall’ aula magna del liceo.

Dalla la foto si evince la divisione dell’ antico complesso in due edifici scolastici

 

Planimetria attuale della Scuola elementare “V. Cuoco” e del Lico G.B. Vico

 

Pianta posteriore al 1932 – risponde alla situazione attuale dove si nota che il grande complesso è stato tagliato in due edifici che corrispondono alle attuali scuole V.Cuoco e G,B,Vico

Ricovero per le truppe alleate dal 1943-1945

Negli anni 1943 /45 accolse le truppe alleate; le  testimonianze di questo periodo le troviamo in numerosi grafiti presenti su alcune finestre delle aule del liceo .

 

 Dal 1945 ad oggi riprende la sua funzione di scuola elementare e liceo

 

L’ingresso principale del Liceo


Liceo Ginnasio G.B. Vico

Il liceo, fondato nel 1894, fu ospitato fino al 1925 presso il Liceo Genovesi dopo di che si trasferì   nell’ex convento delle monache di San Gennariello a Materdei. Poi, dopo  un breve periodo a piazza Carlo III,  si  giunse alla  sistemazione   nella sede di Salvator Rosa .  Caratteristica principale del Liceo sono i numerosi locali adibiti a laboratorio e la grande biblioteca, fondata fin dal 1881 e curata da illustri bibliotecari. Tutti quelli che, nel tempo, hanno frequentato questo liceo hanno  ricevuto una formazione esemplare ..nelle sue aule si è formato il meglio dell’ “intellighènzia” napoletana.

I suoi docenti

Questo liceo  ha avuto   docenti di grande prestigio ad iniziare dalla professoressa Olga Arcuno valente scrittrice di saggi. Durante la sua vita ha sempre avuto un visibile impegno sociale  e una autonoma visione della condizione femminile. Non si legò mai  direttamente attivamente  a un partito   anche  se suo fratello Ugo era un importante militante comunista. La professoressa  aveva studiato nello stesso liceo in cui poi, giovanissima, nel 1925 dopo la laurea  insegnerà Storia e Filosofia  L’anno successivo il governo fascista proibì alle donne di insegnare storia e filosofia nelle scuole secondarie e superiori e Olga Arcuno perse l’incarico  che riguadagnò pochi anni dopo ma dovette  insegnare letteratura italiana fino alla caduta del regime. Terminerà  la sua attività didattica nel 1972.  Una targa  nell’istituto ricorda il suo straordinario valore.

I professori

Questo prestigioso  Liceo   ha avuto molti altri  professori  di grande cultura ed umanità da ricordare Enrico Sannia di formazione liberale, Paolo Schiattarella, Ugo Lepore,  Giuseppe D’Ascia  che ipnotizzava i sui studenti durante le mirabili  spiegazioni  di Dante e la  “Divina Commedia” , Gaspare Papa (Senatore della repubblica  per la V e VI legislatura), Libero Villone (esponente politico  di spicco, troskijsta dagli anni ’30, perseguitato dal fascismo, emarginato dal PCdI, protagonista delle quattro giornate di Napoli); Gaetano delle Donne, Annamaria Del Conte e la decimatrice di classi Carmelina Di Marzio; in  periodi pìù  recenti il prof. Francesco Arciprete e  il prof. Occorsio …..e molti altri che non me ne vogliano se non sono riuscito a nominare.

I Presidi

Tra i presidi sono rimasti famosi Angelo Camilli Firmani un “grecista ” di fama nazionale  e Antonio Altamura discendente del grande pittore Saverio Altamura e grande studioso meridionalista  e della lingua napoletana, autore di importanti pubblicazioni.

Il Vico nella sua storia

Il G.B. Vico è stato sempre una scuola di libero pensiero all’ avanguardia già durante il fascismo . Durante il ’68  e i primi anni settanta è stato alla guida del movimento studentesco di Napoli. Negli anni ’90 ha sostenuto anche il movimento delle Pantere contro la riforma Ruperti  e nei primi anni del secolo è stato un caposaldo contro la riforma Moratti. Nel bene e nel male in  questo liceo “del libero pensiero” sono maturati valenti professionisti , uomini liberi  e forti pronti a rischiare la vita per i propri ideali come Giancarlo Siani a cui è stata dedicata l’aula magna della scuola e purtroppo anche  la mai pentita terrorista dei Nuclei Armati Proletari  Maria Pia Vianale.

Una precisazione  letteraria,  comunemente e perfino nell’insegna  del liceo troviamo la denominazione  G.B. Vico che è  inesatta in quanto il gran filosofo napoletano si chiamava  Giambattista Vico e non Gian Battista Vico .

La scuola elementare Vincenzo Cuoco

Sulla scuola elementare che occupa l’altra parte dell’edificio ricavato negli anni 30 del secolo scorso  dall’ antico manicomio non sono riuscito a trovare rilevanti notizie storiche.

Fregio sull’ ingresso della Scuola Elementare V.Cuoco

Era ed è la più grande del circondario   e da quasi cento anni ha insegnato a leggere e scrivere a centinaia di migliaia di scolaretti. Fra questi anche l’autore di questa ricerca. I miei ricordi di questa scuola sono contrastanti. In tempi ormai lontanissimi, col grembiulino blu , il colletto bianco  e il fiocco celeste,  frequentavo questa scuola. Ricordo la dolcezza della mia prima insegnante,  la Maestra Saponaro, che  ci iniziò con amore e pazienza ai primi rudimenti di scrittura e lettura. In terza cambiamo insegnante e venne un maestro di nome Mariani che con esperimenti e metodi pratici ci insegnò e ci incuriosì su quello che dovevamo scoprire e sapere sul   mondo e  sulla scienza .

Anno scolastico 1959/60

Purtroppo gli ultimi anni ci capitò un maestro nozionistico di nome Cambriglia di cui non conservo un buon ricordo. Sicuramente  anche per dolorose bacchettate ricevute  in seguito a qualche marachella. Invece ho un ottimo ricordo  della refezione scolastica che alle 12.00 arrivava puntuale  con panini freschi fumanti e profumati e con cotognate o cioccolato.

L’imponete costruzione vista da la rotonda da via B. Caracciolo

 

Bibliografia

  1. Francesco Saverio Bruno “L’ Osservatore di Napoli di  della stamperia del Vaglio Napoli 1855 “copia anastatica di Grimaldi & C. Editori 2006
  2. Giuseppe Sigismondo “Descrizione delle città di Napoli”vol III   1789 copia anastatica di Arnaldo Forni Editore -1989
  3. Gaetano Nobile ” Descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze “ed 1863 copia anastatica di Classic Reprints
  4. Carlo Celano– Notizie Del Bello e dell’antico e del curioso della citta di Napoli a cura del Cav. G.B. Chiarini .Stamperia di Agostino De Pascale  1860- Copia Anastatica di Ed. Dell’nticaglia – 2000
  5. Bernardo De Dominicis  “Vite di pittori, scultori ed architetti napoletani ” Copia anastatica  del 1840

Fonti Internet:

  1. MUVA- Museo Virtuale di architettura : http://www.muva.gallery/cms/wp-content/uploads/2015/05/B15030734.pdf
  2. Piscinola blog – Ambiente e psiche : http://piscinola.blogspot.com/2014/10/ambiente-e-psiche-1-parte-la-villa.html
  3. Gruppo  Facebook ex alunni G.B. Vico : https://www.facebook.com/groups/91850992798/

Piantine

  • 1629 -Pianta Baratta (BNF Gallica https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b530669781)
  • 1775. Pianta del Duca di Noja foglio 11 (https://maps.biblhertz.it/map?name=noia)
  • 1813 – Pianta topografica dell’ Avvocata  – di Luigi Marchese (http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it/asna-web/gerarchia/piante-e-disegni/2/2/2/0101-cod-Pianta-topografica-del-Quartiere-dellAvvocata-Napoli-.html)
  • 1840 – Pianta topografica del quartiere dell’ Avvocata (Real officio Topografico)
  • 1877 –  Pianta Schiavoni -Comune di Napoli  (https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15157
  • 1927 – Piante storiche TCI

Foto

Dall’ archivio personale dell’ autore

Dello stesso autore potete leggere su questo stesso magazine altre ricerche  sulla storia della città di Napoli : Articoli di Antonio Colecchia

 

 

 

 

 

 

 

 

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