Il Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, nel corso dell’ottava Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ha fornito dati che dimostrano come, nel 2020, la popolazione italiana ha buttato circa 5,2 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di circa 9,7 miliardi di euro.

Nonostante il lockdown e le misure anti-Covid siano riuscite a portare gli italiani a sviluppare una maggiore consapevolezza e attenzione nei confronti degli alimenti – provocando un calo dello spreco alimentare pari al 12% – si calcola che ogni persona ha “buttato”, in media, ventisette chili di cibo, con un “abbandono” di cinquecento trenta grammi settimanali.

Tuttavia, nonostante ciò, si calcola che 222.125 tonnellate di cibo siano state salvate, creando un risparmio di sei euro pro capiti che ha portato al “salvataggio” di trecento settantasei milioni di euro a livello nazionale in un anno.

Al momento, solo per via del lockdown e del distanziamento, si è potuta avere una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico che, da troppo tempo, purtroppo, sta giocando a livello nazionale e globale la parte del leone con un’incidenza tra il sessanta e il settanta per cento sullo spreco in filiera.

Figurano, tra le regioni che sprecano di più, il Sud, con un 15% – seicento grammi settimanali – seguita dal Nord con un 8% – quattrocento novanta grammi settimanali – e, infine, il Centro Italia, con il 7% – cinquecento grammi settimanali – mentre, solo grazie al congelamento del cibo acquistato in eccesso e al riutilizzo degli avanzi conservati, i dati ne escono alquanto “contenuti”.

Ad andare maggiormente sprecati sono la frutta fresca con il 37%, la verdura fresca con il 28,1%, insalata e pane fresco con il 21%, e, in ultimo, cipolle, aglio e tuberi con il 5%; sprechi che si ridurrebbero grazie ad imballaggi che consentano di conservare più a lungo i prodotti.

Un cambiamento, che davvero porterebbe benefici, sarebbe rendere obbligatorio, tramite un’apposita legge, le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende, ad associazioni che si occupano di persone bisognose, riducendo veramente gli sprechi alimentari.

 

Fonte articolo: Food Affairs & Spreco Zero

Fonte foto: elsol.com.

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