Pochi giorni fa, a Genova, è crollato un ponte, dedicato a Riccardo Morandi (un ingegnere, ideatore di strutture in cemento armato per il recupero di edifici, allo scopo di preservarli), provocando un numero di morti i cui corpi sono in costante recupero (finora ne sono stati ritrovati oltre 40).

Una tragedia di tale portata si è potuta verificare a causa della totale mancanza dei normali controlli di manutenzione, necessari per mantenere in costante efficienza strutture come questa, che vengono utilizzate regolarmente non solo dagli automobilisti, ma anche da mezzi pesanti e da autocisterne che trasportano benzina (rendendo il tragitto molto più pericoloso).

La cosa più terribile e spaventosa, però, è il rischio che il caso “Riccardo Morandi” possa non rimanere isolato e ripetersi di nuovo, a causa dell’esistenza di altri luoghi in “precarie condizioni” sparsi per il paese: l’Autostrada Savona-Torino all’altezza di Cadibona in Piemonte, la superstrada Pontedera che collega via dei Panieracci a via del Podere nella frazione di Gello in Toscana, tutti i viadotti autostradali A24 e A25 in Abruzzo, il Ponte di Carmiano tra S. Maria la Carità e Gragnano qui a Napoli (insieme ai viadotti di Ariano Irpino, Salerno e Castellammare di Stabia) solo per citare i casi più gravi.

Quello che lascia il disgusto e l’amaro in bocca è il fatto che solo ora inizieranno delle “potenziali verifiche” riguardo la pericolosità di crolli di strutture adibite al traffico cittadino e non, per poter evitare la morte di altre persone in “situazioni simili”.

Ma tutto questo si poteva prevenire, controllando le segnalazioni di chi avvertiva della pericolosità di determinate strutture, facendo sopralluoghi per avere una conferma di ciò che veniva indicato, così da agire in tempo allo scopo di preservare vite che potevano essere salvate in tempo.

Ciò che si è verificato al ponte Riccardo Morandi a Genova è una sconfitta di civiltà.

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