Firenze, fucina di cultura nei secoli, gioiello d’Italia e patrimonio mondiale dell’Unesco, incanta per l’atmosfera di magica sospensione temporale che si respira camminando tra le sue vie. Un vero e proprio museo a cielo aperto, costellato da palazzi, musei, chiese che catturano anche l’occhio meno attento e che testimoniano ogni giorno le antiche glorie della città.

Se ad un primo sguardo il capoluogo toscano ci sembra già ricco così com’è, con la sua bellezza imponente ma delicata che si irradia da ogni angolo, in realtà, come ogni città che si regge su un substrato secolare di dinastie e trame culturali, esso nasconde segreti e curiosi aneddoti tra i suoi particolari architettonici che la rendono ancora più affascinante; elementi di cui non si coglie immediatamente l’essenza perché oscurati dalla fama delle opere che le ospitano.

Testa sulla Chiesa di Santa Maria Maggiore fonte ph: chicksandtrips

L’architettura urbana diventa, così, non più e non solo un mezzo per far risplendere di bellezza un luogo, ma, di volta in volta, un medium per lasciare alla memoria dei posteri storie dal sapore leggendario, un ordigno di vendetta contro committenti insoddisfatti e, ancora, un macabro promemoria di presenze post-mortem.

Tra le pietre dell’ingresso di Palazzo Vecchio, ad esempio, si può scorgere il bassorilievo di un uomo di profilo, attribuito a Michelangelo e di dubbia interpretazione: c’è chi pensa che la figura ritratta sia quella di un uomo che seguiva l’artista importunandolo, mentre altri suppongono si trattasse di un condannato a morte che Michelangelo vide passando per caso per Piazza della Signoria.

fonte ph: curiositàdifirenze.blogspot.com

A pochi passi da lì, anche la chiesa di Santa Maria Maggiore si fa tacita cantastorie di un personale, quanto particolare, regolamento di conti: dalla facciata principale, infatti, spunta una testa, attribuita dai più all’astrologo Cecco D’Asti che, condannato a morte, maledisse il prete così apostrofandolo: “E tu il capo di lì non caverai mai”.

Come di ripicca risuona l’apostrofe latina “CARPERE PROMPTIUS QUAM IMITARI (Criticare è più facile che imitare), incisa su una trave di Palazzo Bartolini Salimbeni, di chiara ispirazione classica, marchio d’autore che l’architetto Baccio D’Agnolo impresse per vendicarsi delle critiche mosse dal suo committente.

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Ma, si sa, nessuna storia solletica gli spiriti quanto quelle dalle tendenze macabre e miracolistiche, che fanno drizzare le orecchie (o in questo caso strabuzzare gli occhi) anche a quelli meno avvezzi al mistero.
E Firenze, senza dubbio, ne è piena: nel Battistero di San Giovanni, ad esempio, si trova una colonna con un olmo in bronzo, che riporta alla mente il miracolo di un olmo morto resuscitato grazie al tocco involontario delle spoglie di San Zenobio nel 429.

La storia più spettacolare, però, sembra essere quella racchiusa tra le mura di Palazzo Grifoni; protagonista una finestra, da cui si pensa che un’esponente della famiglia Grifoni abbia salutato per l’ultima volta il suo consorte partito in guerra e mai tornato.
La leggenda narra che, quando alla morte della donna le finestre vennero chiuse, la stanza si animò spostando con violenza quadri e mobili e la situazione si calmò solo quando vennero riaperti gli scuri.

fonte ph: riccardolestini.it

Che sia o meno per scaramanzia, da allora la finestra è rimasta sempre aperta, giorno e notte.

Ebbene, pare chiaro che non ci sia modo migliore, per conoscere la vera anima di una città, che scoprirne i suoi segreti, traducendo i simboli e interpretando le immagini che porta impressi sulla sua dura pelle stratificata nei secoli.
Quindi, per la prossima visita, armatevi di pochi, semplici strumenti: vi basteranno un occhio attento, uno spirito aperto e curioso e un’instancabile voglia di guardare oltre il già visto.

FONTEcommons.wikimedia.org; curiositàdifirenze.blogspot.com; riccardolestini.it; chicksandtrips.net; spotahome.com;
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Laureata in Lettere e Linguistica, con una formazione professionale nell’ambito del management della cultura. A dicembre 2019 ha concluso un Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali presso la 24ORE Business School di Milano, dove ha acquisito una conoscenza approfondita del settore delle arti e della cultura.