Il Santo Patrono di Napoli San Gennaro morì il 19 settembre 305 d.C., durante la feroce persecuzione dei cristiani compiuta dall’Imperatore di origine dalmata, Diocleziano. Mancavano pochissimi anni all’emanazione dell’Editto dell’Imperatore Costantino con cui quest’ultimo riconosceva espressamente la Religione Cristiana (313 d.C.).

Due anni prima dalla condanna di morte di Gennaro, precisamente nel 303 d.C., l’imperatore romano Diocleziano emanò tre Editti: il primo obbligava a distruggere le Domus Ecclesiae e a confiscare i testi della religione cristiana; il secondo ordinava l’immediato arresto dei Vescovi, dei Diaconi e dei Presbiteri. Il terzo Editto concedeva la libertà ai cristiani se avessero pubblicamente fatto sacrifici agli dei romani.

Successivamente nel 304 d.C. l’imperatore emanò un altro editto in cui si prevedeva la damnatio capitis per chi non libava agli dei e, addirittura, “non bruciava un granello di incenso davanti alla statua dell’imperatore”. Praticamente era un reato contro lo Stato non idolatrare l’imperatore. Miseno e Pozzuoli furono luoghi in cui venne perpetrata la più famosa persecuzione dei cristiani della storia.

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I protagonisti della nota storia del martirio legati a Gennaro sono tre: il Diacono Sossio, il Diacono Festo e il Lettore Desiderio. Se il giovane diacono Sossio apparteneva alla chiesa Misenate e faceva quotidianamente proseliti sul lungomare. Mentre a Benevento restavano Gennaro (nativo di Neapolis o Benevento) con Festo e Desiderio.

Erano dei tempi pericolosi per i seguaci di Cristo che correvano quotidianamente un grande rischio a farsi vedere in pubblico. Sossio, infatti, venne denunciato da un delatore, incarcerato e interrogato. A questo punto Gennaro, Festo e Desiderio lo raggiunsero nel carcere puteolano ove era stato rinchiuso, lamentarono il suo arresto dinanzi a Dragonzio, Governatore della Campania, ma vennero immediatamente arrestati, apenna dichiararono di essere cristiani. Dopo l’arresto furono condannati ad essere sbranati dai leoni nell’anfiteatro di Pozzuoli (alcuni parlano di orsi).

Era il 19 settembre del 305 d.C. e Dragonzio, visto che il popolo dimostrava una certa simpatia per i condannati, sospese il supplizio per evitare manifestazioni contrarie. La tradizione, tra popolare e religioso, pone una sua versione: il supplizio venne mutato perché le fiere si sarebbero inginocchiate dinanzi ai condannati dopo una benedizione di Gennaro. A questo punto dopo aver provato a farli morire con le stufe di Solfatara, ma senza risultati, i condannati vennero decapitati. Identica sorte toccò anche al diacono puteolano Procolo e a due laici, Eutiche e Acunzio, che avevano criticato quella sentenza di morte. Il corpo di Gennaro solo nel V° secolo d.C. sarebbe stato trasferito nelle catacombe di San Gennaro.

Leggemente diversa ma simile negli Atti Vaticani. Subito dopo la nota decapitazione, secondo la tradizione, sarebbe stato conservato del sangue, come era usuale in quel tempo (che oggi si liquefa tre volte all’anno).

La tradizione popolare vuole che questo ‘sangue santo’ si sciolse per la prima volta al tempo di Costantino I, proprio quando il Vescovo Severo o Cosimo trasferì le spoglie di Gennaro dall’Agro Marciano, ove era stato sepolto, a Napoli. Il miracolo avviene normalmente il sabato che precede la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e il 16 dicembre nel corso di una nota cerimonia religiosa guidata dall’Arcivescovo di Napoli.

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Qua subentra la tradizione popolare: se il sangue si liquefa (scioglie per il popolo), si appalesano buoni auspici per Napoli; al contrario, il mancato scioglimento del sangue è un presagio di eventi drammatici per la città come avvene nella storia con l’Eruzione del Vesuvio, Terremoto, ed altro. La chiesa cattolica si è sempre limitata finora a considerare l’evento prodigioso, ma non miracoloso.

Lo scorso 16 dicembre 2020 il sangue di San Gennaro non si è sciolto.

Dobbiamo temere future sventure? Chi lo sa? Speriamo di no! Speriamo che il nostro Patrono ci salvi dalle future catastrofi. Lui che è anche il Patrono di Afragola, Cercola, Ercolano, San Giuseppe Vesuviano, nonché di Little Italy e Manhattan nel nord America. Il Santo, venerato dalla Chiesa cattolica e ortodossa, ha sempre protetto Napoli dalle calamità naturali e speriamo che lo farà anche in futuro.

FONTEGli atti vaticani dell’VIII° e IX° secolo, arautos.org; wikipedia;
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