Napoli. La casa de papel è una serie televisiva spagnola trasmessa su Antenna 3 e distribuita da Netflix. Nata in sordina, la sua eco ha fatto sì che in breve tempo fosse diffusa in ogni paese.

La casa di carta risponde ad un cultmovie che ha per tema la rapina. Ritmo serrato da continui colpi di scena e una trama originale se non pazzesca: rapinare la zecca nazionale spagnola a Madrid.

Otto ladri con precedenti,  che non hanno nulla da perdere, assoldati dalla mente del piano, curato nei minimi dettagli dal ‘professore’.

Per cinque mesi in una tenuta a Toledo si addestrano al piano. 67 ostaggi che insieme agli otto rapinatori convivono per  più di dieci giorni, rivelandosi in diverse personalità e vissuti che si intrecciano.

Gli otto ladri, in tuta rossa e maschera di Salvadir Dalì con nomi di città Tokio, Berlino, Rio, Oslo, Nairobi, Helsinki, Mosca  e  Denver, ma a coordinare le azioni dall’esterno il professore. Un uomo banale dall’aspetto ma di una intelligenza sopraffine che sembra prevedere tutto e riesce a depistare e manipolare anche la policia national nelle vesti di  Raquel Murillo, con cui intesse una relazione.

Donna dalla vita privata complicata che con determinazione assume la guida delle indagini e della contrattazione.

In definitiva tutti gli elementi per lasciare lo spettatore attratto senza mai deludere le aspettative di un cambio di ritmo.

L’elemento vincente è l’umanità dei personaggi tanto da parteggiare per la banda che in effetti non deruba nessuno. Nei giorni mettono in azione le rotative  per sfornare 2400 milioni di euro, denaro fresco, non segnato da mettete in circolo.

Il tempo va dilatato, qui il tempo è denaro, più durerà la rapina e più soldi avranno. Una sorta di banda alla Robin Hood in cerca ognuno di un riscatto personale con la prima regola di non far del male a nessuno.

Una etica di fondo che li porta a cantare come monito, in ricordo del nonno partigiano italiano del professore, Bella ciao.

Dei partigiani in resistenza in un mondo globalizzato dove Dio è il Denaro e del quale si prendono beffa profanandone il suo luogo sacro: la zecca.
Sono dei poveri che rubano dai potenti della finanza che comandano il mondo, per i quali l’etica ha cambiato le regole a discapito degli stati sociali più bassi in sofferenza.

Un mondo di carta, una carta a cui e per cui ci siamo asserviti dimenticando il senso della vita;

Si prendono beffa del mondo della finanza che invece ci domina e condiziona le mostre sorti. Questo è un punto di forza del successo della serie. “Una allegoria della ribellione” scrive le Monde.

Un prodotto non perfetto nato in una TV minore, ma che lascia incartati a seguirne le vicende spesso paradossali.

Già pronta la terza stagione che vedremo nel 2019 ne consiglio la visione comunque non banale.

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