Capura’ e’ mmuorto alifante”…
L’elefante di Portici
Nel 1742 il sultano dell’ impero ottomano Mahmud I, detto il Gobbo donò un elefante a Carlo di Borbone. Questo dono era un segno di riconoscenza del sultano verso il sovrano di Napoli che gli aveva procurato dei marmi estremamente pregiati per completare la costruzione del Cağaloğlu Hamam . L’hamam é un bagno turco in stile termale di grande eleganza architettonica e di gran sfarzo e lusso. Il sultano lo aveva fatto costruire nello storico quartiere Sultanahmet, nel cuore del centro storico di Istanbul. Terminato nel 1741. Questo fu uno degli ultimi grandi hamam costruiti a Costantinopoli durante il periodo ottomano ed è ancora oggi una dei più grandi richiami turistici di Istanbul.
L’elefante era uno dei dieci che erano stati donati al sultano dall’ambasciatore del governo persiano per la stipula di un trattato di pace con l’Impero ottomano. Re Carlo fece custodire l’animale nel parco della reggia di Portici nel serraglio delle belve; ne affidò la custodia ad un caporale della guardia reale e a sei gatti per tener lontano i topi. L’animale aveva suscitato un immenso scalpore e curiosità nel regno. Partecipava alle parate militari e prese parte al teatro San Carlo nell’ opera di Pietro Metastasio “Alessandro alle Indie” .
Dalla istanza di richiesta dell’ impresario al sovrano per la partecipazione dell’ elefante all’opera si leggeva :
“si è considerato che riuscirebbe di un gran plauso il far tra di essi comparire l’elefante, e per la rarità e bellezza dell’animale e per la novità che farebbe il vedersi sopra il Real Teatro, credendosi da noi che una tal veduta possa apportare anche dell’utile per il concorso della maggior gente, e per la voce che si spargerebbe di vedersi cosa che solo per la grandezza di Sua Maestà può aversi, e per sua real benignità voglia compiacersi di condiscendere a darne il permesso.”
Il grosso pachiderma era diventato un’ attrazione irresistibile per cui molti elargivano laute mance e regalie al caporale per poterlo vedere.
Da una cronaca dell’epoca:
“egli è alto palmi 14 e mezzo, lungo 13, largo più di sei , la proboscine è ben lunga sino a terra e più, l’orecchie come due pesce rascie , l’occhi più piccoli di un cavallo, raso di pelo e di color sorcigno , e così la coda, gambe grossissime”.
Nel 1756 si ammalò forse per una cattiva alimentazione e prematuramente morì . Il caporale perse così una notevole fonte di guadagno extra. I popolani, che erano stati sempre un po’ invidiosetti, lo schernivano per essere rimasto senza il facile guadagno gridandogli : “CAPURA’ E’ MMURTO ALIFANTE”. Questa storia è stata ricordata anche da Benedetto Croce. Lo scheletro dell’animale insieme alla pelle fu portato al museo Borbonico (l’attuale archeologico) dove venne esposto al pubblico. Agli inizi del 1800 gli furono rubate le preziose zanne di avorio che furono sostituite con modelli di legno. Nell 1819 fu trasportato al museo zoologico dell’Università di Napoli dove è tuttora custodito ed esposto al pubblico. Della pelle invece per il suo continuo deteriorarsi si sono perse le tracce all’ inizio del millenovecento anche se c’è chi maligna che sia stata trafugata per farne scarpe.
Testimonianze
Altre testimonianze dell’ elefante sono custodite nella reggia di Caserta: un dipinto del 1745 dal titolo “L’elefante di Portici”, olio su tela dì Pellegrino Ronchi, un ufficiale borbonico che si dilettava di pittura e una statua in terracotta di Gennaro Reale, noto scultore di pastori del XVIII secolo. Un altro dipinto ad olio attribuibile a Giuseppe Bonito è esposto al “Palacio Real de Riofrio“di Segovia. Il Re Carlo lo aveva donato ai suoi genitori, Filippo V ed Elisabetta Farnese, prima di assumere la corona di Spagna.
Informazioni:
Lo scheletro dell’ elefante è esposto presso il Centro Museale delle Scienze naturali e Fisiche di Napoli, al numero 8 di via Mezzocannone.
Orari di visita
- Dal lunedì al venerdì 09.00 alle 13.30
- Lunedì e venerdì 14.30 alle 16.50
Prezzo del biglietto:
Intero € 2.50
Ridotto € 1.50
Per gli ultrasettantenni è gratuito.
Fonti Bibligrafiche:
- Francesco Serao : “Descrizione dell’ elefante pervenuto in dono dal gran sultano alla Regal Corte di Napoli ” il primo novembre MDCCXXXXII- presso Francesco e Cristoforo Ricciardi 1842
- Note della facoltà di Zoologia Università Federico II di Napoli
- Wikipedia – internet
Foto:
- Copertina dall’ archivio privato dell’autore
- Quadri ad olio da Pinterest internet