In Passato si sarebbe urlati scappando per le vie, mentre il rintocco di campane avrebbero dato l’allarme: Alle Armi! Arrivano i Longobardi. Oggi invece turisti e appassionati d’arte fanno la fila al Museo Archeologico di Napoli per ammirare ori e preziosi, smalti ed oggetti della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” che ha il sapore di un riscatto da parte di quell’archeologia medievale e soprattutto dallo stesso periodo storico che per anni è stato ritenuto ‘di buio’ artistico e letterario. Aperta fino al 25 marzo, 300 reperti provenienti da diverse collezioni italiane racconteranno la storia di questo popolo; l’esposizione a cura di Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi, organizzata da Villaggio Globale International ricostruisce le sfide economiche e sociali, il sincretismo religioso, il vissuto popolare  affrontate dal popolo che nel 568 guidato da Alboino attraversò le Alpi ed arrivò in Italia e nella prima metà del VIII secolo con re Liutprando riuscì quasi del tutto a riunificare l’Italia.

Una mostra proprio nella città di Napoli, che in quegli anni riuscì più volte a respingere gli assedi longobardi del Ducato di Benevento e ha rimanere bizantina, eppure vi furono delle relazioni tra Napoli, e Benevento, così come lo sarà con Salerno e Capua successivamente quando prenderanno il potere. Nella mostra questo rapporto tra la Napoli greco-bizantina e il resto della Campania longobarda è ben spiegato e mostrato con gli oggetti esposti. Un tratto che poi appartiene alla città partenopea quando da Benevento nell’anno 831 dal duca longobardo Sicone conquista la città portò via le ossa reliquie del Santo patrono Gennaro.

Inoltre, il percorso della mostra consente di dare una visione complessiva del ruolo e dell’identità di questo popolo, delle strategie e della cultura ma soprattutto dell’eredità che ci lasceranno quando saranno poi conquistati dal Carlo Magno nel 774. Una terra l’Italia divenuta preda dei condottieri ma che con i Longobardi respirerà finalmente l’importanza della Cristianità, come centro religioso ed economico-politico.

Un viaggio indietro nel tempo, tra stemmi e spade, tra anelli e collane, tra ossa e vasi, tra epigrafi e codici miniati, tra vesti e scudi, tra fibbie e staffe, passo dopo passo alla conquista dei Longobardi.

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