Oliver Harris, professore associato di Archeologia presso l’Università di Leicester, ha pubblicato uno studio a cui ha lavorato sulla rivista Antiquity, nella quale è stato finalmente risolto il mistero riguardante un tumulo funerario dell’età del bronzo. Scoperto nel 1802 nei pressi di Upton Lovell – a poca distanza da Stonehenge – al suo interno furono ritrovate non solo ossa di animali rituali, ma anche alcuni attrezzi alquanto primitivi.

Il presunto “kit” – composto da due coppe di selce, due asce da battaglia consumate e un punteruolo in lega di rame – è stato solo ora “riconosciuto” appartenente a un orafo che, a quanto pare, era in grado di lavorare l’oro e di realizzare manufatti in giaietto, ambra o legno, ricoprendoli di sottili lamine dorate: a dimostrarlo diversi reperti simili prodotti in quel determinato periodo. Se le tazze venivano usare per rimescolare resine e colle, il punteruolo serviva per le perforazioni; tali arnesi, insieme alle asce, sarebbero stati sepolti in un lasso temporale tra il 1850 e il 1700 a.C. anche se, dalle analisi effettuate, le due lame da taglio potrebbero addirittura risalire al Neolitico e, forse, tramandate di generazione in generazione.

Ora, il British Museum dovrebbe diventare la loro nuova casa, insieme ad altri ritrovamenti legati a Stonehenge – a cui è stata dedicata una recente mostra di grande successo – i cui dintorni ora saranno esplorati in maniera maggiore ed approfondita, allo scopo di recuperare altre meraviglie del passato.

FONTEtecnologia.libero.it
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