Si chiama Coffea Stenophylla, ed è un tipo di caffè “dimenticato” originario dell’Africa occidentale, in grado di tollerare temperature molto più alte rispetto alle più conosciute varietà esistenti.
La riscoperta di questa “qualità perduta” potrebbe presto avere effetti alquanto benefici sull’industria del caffè nel lungo periodo, da tempo ormai minacciata dal riscaldamento globale e da una crisi climatica sempre più problematica da gestire.
Al fine di poter rendere la filiera del caffè in grado di affrontare i cambiamenti climatici futuri – parliamo di un’industria globale multimiliardaria, che riesce a sostenere l’economia di diversi Paesi tropicali fornendo mezzi di sussistenza a oltre cento milioni di coltivatori – è vitale individuare una specie che possa fiorire a temperature più elevate.
Il progetto per preservare una delle bevande più amate prevede di impiantare la Stenophylla in quelle aree del nostro pianeta che soffrono in maniera sempre maggiore gli effetti del riscaldamento e l’innalzamento delle temperature.
Anche se nel mondo esistono almeno 124 specie di caffè, le due più consumate sono l’Arabica – 56% della produzione mondiale – e la Robusta – 43% della produzione mondiale – e necessitano entrambe di un clima tropicale fresco, con una temperatura media di 19°C per la prima – particolarmente vulnerabile agli sbalzi di temperatura; la seconda, invece, può riuscire a resistere anche fino a 23°C, ma è considerata molto meno gustosa e viene regolarmente utilizzata per la produzione di caffè istantaneo.
Invece, lo Stenophylla riesce a crescere in maniera spontanea nelle zone calde – anche quelle a bassa quota – e lo si può coltivare in condizioni simili alla qualità Robusta, ma ad una temperatura media annua estremamente più elevata, oltre a resistere anche alla siccità.
Speriamo di riuscire ancora, in futuro, a gustarci “na tazzulella e cafè”.
Fonte articolo: nature.com & selectscience.net
Fonte foto: piaxabay.com