Joe Yabuki.

Il protagonista del manga Ashita no Joe, creato dal duo Ikki Kajiwara – sotto lo pseudonimo di Asao Takamori – e Tetsuya Chiba per l’editore giapponese Kōdansha dal 1968 al 1973, che poi lo ha suddiviso per venti volumi. Un ragazzo orfano con un carattere irrequieto e determinato a sopravvivere ad ogni costo che, durante i suoi continui vagabondaggi in una Tokyo periferica disagiata e povera, farà il primo incontro “fortunato” della sua esistenza: Danpei Tange, un ex pugile ed allenatore di boxe che visto il suo potenziale cerca di metterlo sotto la sua ala protettrice senza riuscirci.

Finito in riformatorio per una truffa, si scontrerà con il suo futuro rivale Tooru Rikishi, trovando un motivo per vivere e dimostrare agli altri di non essere spazzatura. Ma, nel match finale contro di lui, assisterà alla sua morte consapevole di esserne l’involontario autore per averne accettato la sfida. Joe impiegherà del tempo per ritornare a boxare in maniera eccellente dopo tale vicenda riuscendo poi a pareggiare con Carlos Rivera, il numero sei al mondo, mentre il suo corpo inizia lentamente a deteriorarsi per i colpi subiti arrivando a soffrire dei sintomi della cosiddetta “sindrome del pugile ubriaco“.

Nel match finale contro il campione del mondo José Mendoza, combatterà come mai prima nella sua carriera per onorare gli avversari che ha sconfitto in precedenza e rendere fiero non solo Danpei ma anche i ragazzini che ha conosciuto quando era costretto a vivere per le strade e a dormire dove gli capitava. Alla conclusione dell’incontro, entrambi ne usciranno a pezzi: Mendoza comprenderà di aver affrontato un pugile a lui superiore e si dovrà ritirare in quanto il suo corpo ha raggiunto il limite della resistenza fisica. Yabuki, invece, seduto nel suo angolo di ring in attesa del verdetto chiuderà gli occhi per sempre dopo aver dato tutto per quello in cui credeva: la possibilità di una vita migliore e più decorosa.

FONTEwikipedia.org
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