La via di Mezzocannone conosciuta ai più come la strada dell’Università Federico II, è denominata in questo modo per una storia molto particolare. Sfortunatamente negli ultimi tempi addetti ai lavori e improvvisati storici, bibliografi e studiosi della materia hanno ricamato sulla toponomastica ‘favole e fiabe’ di pura fantasia.

È possibile seguire un filo logico storico-antropologico che pone le basi di un’ipotesi accreditabile. Certo strappando le più assurde e inverosimili teorie, alcune che potrebbero avere un senso ragionevole è quella che passasse parte di un acquedotto, mezza cannula (in dialetto cannola), appunto. Altre motivazioni potrebbero dal nome far pensare ad un arsenale presente nella zona, o come qualcuno ha scritto: “durante i difficili anni del Regno di Napoli, su un palazzo edificato lungo la strada incastonato tra le antiche mura era posizionato un cannone a lunga gittata puntato verso il mare”.

Di queste straordinarie e ironiche ricerche che poggiano (alcune) sulle dicerie popolari napoletane, che comunque alimentano il folclore cittadino ovviamente, con rispetto ma criticità possono essere messe da parte se cerchiamo la radice storica. Quella che avrebbe un appiglio di testimonianza.

Durante il XV secolo ovvero ai tempi degli Aragonesi, la strada era stretta e gretta. Un vicolo denominato ‘via Fontanula’, per la presenza di una piccola fonte d’acqua (visibili in mappature dell’epoca e in testi sulla popolazione Giudaica a Napoli, e da opere sulla toponomastica).

Oggi corrisponderebbe verso l’incrocio con l’attuale via Sedil di Porto, dove troneggia l’Orione/Uomo villoso, salvato dal Risanamento da Benedetto Croce.

In quel punto il Re di Napoli e duca di Calabria Alfonso II di Aragona decise di far costruire una fontana più grande, con una vasca larga e bassa dove potevano abbeverarsi i cavalli, ma non fu una buona riuscita. Infatti, non piacque esteticamente perché la cannella di bronzo da cui fluiva l’acqua appariva decisamente corta. Questa volgarmente e nel dialetto veniva chiamata, generalmente, cannone perché ‘gettava’ l’acqua e inoltre dominava sopra la statua del re, quasi a simboleggiarne la possanza. Di conseguenza venne facile che gli istrionici e autoironici, ma soprattutto critici, napoletano la nominassero “mezzo cannone”.

Non era un periodo felicissimo per il Regno che veniva minacciato da forze nemiche interne, francesi e le mire di papa Alessandro VI. Quindi la scultura che doveva trasmettere regalità e sicurezza, potenza ed autorità, viste le sue proporzioni errate e piccole, in realtà divenne elemento di burla e di satira.

Fu tanto il divertimento e lo ‘sfottò’ dei napoletani da coniare il modo di dire: «me pare ‘o Rre ‘e miez cannon», che sta ad indicare una persona di statura bassa o mezz’altezza, corpulenta e disordinata ma dall’aria seriosa. Come molte strade della città anche questa viene rimaneggiata ai tempi del viceré Pedro Alvarez de Toledo, che porta via il labirintico percorso originale e la fontana.

A questo punto non ci resta che raccontare di questi aneddoti, dal sapore antico ma sempre affascinanti, e cercare di dimagrire e di non sembrare troppo seriosi… altrimenti il popolo potrebbe incoronarci ‘rRe ‘e Miez cannon’.

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