Il 3 ottobre del 1839, a Napoli, re Ferdinado II di Borbone inaugurò la prima ferrovia su rotaie dell’intera Penisola, la famosa Napoli & Portici, della lunghezza di circa 7,5 chilometri, di cui era previsto un prolungamento per raggiungere anche Castellamare e Nocera, e la cui stazione di capolinea era sita lungo l’attuale Corso Garibaldi, nei pressi di Porta Nolana, dove oggi è presente la Circumvesuviana.

Di quella struttura storica ne sono rimasti soltanto pochi resti, dimenticati da tutti e abbandonati a loro stessi. Tale opera fu assolutamente innovativa per quel periodo, e restituisce la portata delle capacità del Regno delle Due Sicilie, in grado di sperimentare, nelle infrastrutture e nelle forme di trasporto la sua grandezza, tanto da “progettare” un’industria per la costruzione dei materiali necessari per sviluppare tale sistema: il “Reale opificio Pirotecnico e della locomotiva”.

Con l’Unità d’Italia, tale produzione non fu più incentivata, provocando la perdita di numerosi posti di lavoro, portando al caso dei “martiri di Pietrarsa”: nove operai che tentarono di bloccare chiusura e licenziamento della fabbrica dove lavoravano, perdendo la vita. Unica testimonianza del tempo che, il Museo di Pietrarsa, dedicato alle locomotive.

Volendo fare un raffronto con il presente, lo scenario del sistema ferroviario nel Mezzogiorno appare davvero datato e insufficiente; nella prima parte dell’Ottocento il Sud cercava di dotarsi di sistemi all’avanguardia per quell’epoca, mentre oggi, esistono ancora posti non coperti dalla locomozione, o ampie zone nelle quali la rete è totalmente inadeguata e insoddisfacente, con una discrepanza scandalosa e inaccettabile tra Nord e Sud.

FONTEsenzalinea.it
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