Anche in Italia eisitono spiagge simili a quelle caraibiche, come le Egadi, passate alla storia per la famosa battaglia navale combattuta dalla flotta romana contro quella cartaginese. Chi non ha mai sognato di fare un viaggio ai Caraibi o, addirittura, di vivere in quelle zone? Ciò che attrae di più, oltre ai risvolti economici e sociali, è senz’altro un clima mite quasi tutto l’anno e un bellissimo mare cristallino. Ma perché sognarli, quando proprio nel nostro Paese, esistono isole che sicuramente possono competere, per la loro rara bellezza, con le spiagge caraibiche? Le coste della Sardegna, insieme ale spiagge calabresi, o la Sicilia, come pure gli arcipelaghi delle isole più piccole, come Eolie ed Egadi, danno vita al sogno di viverci e di farvi una vacanza, non soltanto per il clima mite e le acque cristalline, ma anche per la loro storia di circa duemila trecento anni fa.

Un arcipelago abitato fin dai tempi preistorici: queste sono le isole Egadi, situate tra il basso Tirreno e il canale di Sicilia, in corrispondenza della costa tra Marsala e Trapani, costituite da tre isole, due isolotti e svariati faraglioni e scogli. Ai tempi dei Romani erano note con il nome di “Aegates”, un nome che deriva dal greco “Aigatai”, cioè “isole delle capre”, dove oggi vi è ubicata una riserva naturale marina, il cui arcipelago,  dell’estensione di 37,50 km quadrati, è costituito dalle isole di Favignana, Marettimo, Levanzo e altre minori. Il clima è veramente mite: nei mesi invernali, la temperatura è di circa cinque gradi, mentre nei mesi estivi può arrivare a quarantacinque gradi. Come già accennato le tracce di antichi insediamenti umani sono divisi tra Levanzo e Favignana: secondo una ricostruzione scientifica, ciò si verificò probabilmente come conseguenza dell’ultima glaciazione, responsabile della creazione di un passaggio naturale tra Africa e Sicilia, ma sono particolarmente famose soprattutto per un celebre evento storico risalente al 241 a.C., in particolare il 10 marzo 241 a.C.: la famosa battaglia navale combattuta tra le flotte romana e cartaginese, i cui due comandanti delle flotte erano rispettivamente Gaio Lutazio Catulo, per i romani e Annone, per i  cartaginesi.

La flotta romana era composta da circa 300 navi da guerra, mentre quella cartaginese era costituita da 120 navi da guerra e 130 navi cargo. La battaglia si concluse con una chiara vittoria della flotta navale romana, che perse 30 navi. Le perdite della flotta cartaginese si aggirarono su 50 navi da battaglia affondate, 70 navi da battaglia catturate e 10.000 uomini catturati dai romani. Da quel giorno i Romani occuparono permanentemente tutto l’arcipelago. Quella battaglia navale chiuse definitivamente la prima guerra punica, che si era protratta per più di vent’anni. All’epoca di quella storica battaglia Roma e Cartagine erano esauste sia a livello psicologico che finanziario.

Secondo lo storico Polibio (storie) Roma decise di chiudere una volta per tutte la partita aperta con Cartagine. La classe politica romana di quell’epoca seppe manifestare nei fatti una certa compostezza contro le minacce esterne. Ci fu una sottoscrizione di cittadini che finanziarono una nuova flotta di 200 quinqueremi con equipaggi, forse con la promessa di rifarsi sul bottino di guerra, in caso di vittoria. Gaio Lutazio Catulo, che nell’estate del 242 a.C. era partito con la flotta per la Sicilia, occupò il porto di Trapani e tutto il territorio circostante, approfittando anche dell’assenza della flotta cartaginese nel frattempo rientrata in patria. Appresa questa notizia, i Cartaginesi caricarono le navi di grano e altro per portare soccorso alle truppe di terra di Amilcare Barca nei pressi di Monte Erice. Annone, comandante della flotta cartaginese, la ancorò all’isola di Marettimo, prima di scaricare i rifornimenti alle forze cartaginesi di terra. Lutazio Catulo venne informato della mossa di Annone, imbarcò sulle navi gli uomini più addestrati e posizionò la flotta sull’isola di Favignana, un giorno prima della storica battaglia navale. Il 10 marzo del 241 a.C. Catulo notò che la flotta cartaginese avrebbe avuto un forte vento a favore. Quindi decise di attaccare subito, contando che le navi cartaginesi erano ancora cariche, dunque più lente. A questo punto la flotta romana attaccò immediatamente quella cartaginese, distendendosi su una sola linea.

In effetti, i Romani avevano imparato a costruire navi più veloci, copiandole letteralmente dalla nave cartaginese catturata tempo prima nel corso dell’assedio a Lilibeo. Inoltre le navi romane erano alleggerite di molto e gli equipaggi ben addestrati erano coadiuvati “da soldati scelti di marina”. Al contrario, sempre secondo Polibio, le navi cartaginesi erano stracariche di materiali, avevano equipaggi poco addestrati e i soldati di marina erano arruolati da poco. In pratica le navi cartaginesi non erano proprio manovrabili per una battaglia né erano pronte per un combattimento ravvicinato che, al contrario, era una punta di forza per i Romani. In questo modo Catulo riuscì ad espugnare Lilibeo e costrinse i Cartaginesi alla pace. In tutta la sua grande storia Roma ha sempre risalito la china specialmente dopo aver subito sonore sconfitte. Lo fu nella guerra contro gli Etruschi, i Sanniti, nelle guerre puniche, nella battaglia di Canne del 02/08/216 a.C., ed in molte altre occasioni successive. In anni recenti proprio nelle acque delle isole Egadi furono ritrovati almeno 11 rostri. Nel 2017 il 12° rostro fu ritrovato proprio in quelle acque. Tutti sanno cosa erano i rostri: negli uccelli rapaci è un becco adunco e robusto; il rostro delle antiche navi romane era un pesante oggetto da sfondamento che era montato sulla loro prua, per affondare le navi nemiche.

Secondo Plinio il vecchio, però, non sarebbe stata una invenzione romana, bensì etrusca. Nel mare delle Egadi giorni fa è stata scoperta un’altra nave romana piena di anfore ad una profondità di decine e decine di metri; la nave ritrovata è del IV° o del V° secolo d.C.; ciò è la concreta dimostrazione che quella zona è stata sempre battuta sia da antiche navi militari che da navi onerarie contenenti merci di vario tipo. Non mi meraviglierei se in un prossimo futuro fossero ritrovati importanti altri reperti che possano aiutare gli archeologi a riempire gli spazi storici ancora oggetto di dubbi e perplessità!

Fonte: le storie di Polibio.

Articolo precedenteNapoli invasa dal fumo di un incendio proveniente dal Casertano
Articolo successivoHitler è morto nel bunker di Berlino o fuggì?